Alle 20 di questa sera i riflettori dei mercati saranno puntati su Washington in occasione della pubblicazione delle minute della Fed.
Nelle ultime sedute i mercati sono stati penalizzati dal timore che le banche centrali, Federal Reserve e BCE in particolare, possano alzare i tassi ad un livello maggiore di quello che finora è stato prezzato.
In quest’ottica la pubblicazione delle minute della Fed di questa sera riveste grande importanza.
Minute Fed: cosa si aspettano gli operatori
Sono tre le indicazioni macroeconomiche arrivate nelle ultime sedute dagli Stati Uniti:
- i prezzi scendono più lentamente di quanto stimato;
- dal mercato del lavoro continuano ad arrivare segnali di forza;
- le vendite al dettaglio e gli indici PMI, in special modo per quanto riguarda il settore servizi, segnalano un’economia in salute (secondo il modello " GDPNow" della Fed di Atlanta l'economia USA nel primo trimestre segna un +2,5%).
Si tratta di numeri che lasciano mano libera alla Federal Reserve per rivedere al rialzo la stima sul famigerato “tasso finale” e mantenere il costo del denaro a quel livello per un periodo di tempo maggiore del previsto. I trader, ha detto Jim Reid, strategist di Deutsche Bank, “stanno prezzando la possibilità che la Fed mantenga i tassi ad un livello elevato per un periodo prolungato”. Attenzione quindi sulla pubblicazione dei verbali della Fed: “i mercati sono alla ricerca di indicazioni sulle prossime mosse".
Nel corso del meeting del 31 gennaio - 1° febbraio l’istituto guidato da Jerome Powell ha incrementato il tasso sui Fed Funds per l’ottava volta consecutiva alzandolo di 25 punti base al 4,50%-4,75% (livello maggiore dal 2007). Dai verbali si potrà capire quale è stato il sostegno a questa decisione: se da un lato il provvedimento è stato preso all’unanimità, dall’altro alcuni funzionari del FOMC hanno fatto sapere che erano orientati per una stretta maggiore (50pb) ed in linea con quanto fatto a dicembre (nelle quattro riunioni precedenti, tra giugno e novembre, i rialzi erano stati da 75 punti base).
La scorsa settimana, la presidente della Fed di Cleveland, Loretta Mester, ha fatto sapere di aver supportato un incremento da 50 punti base e che ci sono le condizioni per metterlo in campo nel prossimo meeting. Indicazioni analoghe sono giunte da James Bullard, n.1 del Distretto di St. Louis. Powell la scorsa settimana ha rilevato che il percorso per ridurre l'inflazione quest'anno "sarà probabilmente accidentato".
Al momento, per il meeting in calendario tra un mese esatto (22 marzo), dal CME FedWatch Tool emerge una possibilità del 75% di una stretta in linea con quella di febbraio e solo una probabilità su quattro è per un aumento dei tassi dello 0,5%.
Tasso finale rivisto al rialzo?
Nelle proiezioni di dicembre, i c.d. Dot Plot, i membri del board hanno stimato il livello terminale dei tassi tra il 5 ed il 5,25% anche se, nelle condizioni attuali, è possibile che questi dati siano da rivedere al rialzo. "I recenti dati incoraggiano la Fed a fare di più", ha detto Kathy Bostjancic, Capo economista di Nationwide. "Credo che la domanda che i mercati si pongono è: quanto ancora? Si fermeranno al 5,5%? Dovranno arrivare al 6%? E qualunque sia il tasso terminale a cui arriveranno, è probabile che lo manterranno più a lungo".
David Wessel, Senior fellow in studi economici presso la Brookings Institution, non è di questo avviso: la Fed, secondo l’esperto, non può più essere accusata di essere in ritardo sull’inflazione ed ora si è ritornati ad un livello in cui il costo del denaro è alzato di un quarto di punto a seconda dei dati. "Hanno alzato molto i tassi e la politica monetaria ha dei ritardi. Bisogna stare attenti a non esagerare".