Passo cadenzato e andamento sobrio, un uomo si spinge verso il podio bianco di fronte a un pubblico composto da banchieri londinesi e comincia un discorso che rimarrà negli annali. Pochi minuti di preambolo e poi il colpo da maestro "Noi pensiamo che l'Euro sia irreversibile. E non si tratta di parole a vuoto, perché sappiamo esattamente quali interventi siano stati fatti, o stiano per essere fatti, per renderlo irreversibile. Ma c'è un altro messaggio che voglio darvi. Entro il suo mandato, la BCE farà ogni cosa che sia necessaria a preservare l'Euro. E credetemi, sarà abbastanza".
Frasi che colgono di sorpresa tutti, anche i più stretti collaboratori del Governatore che ha mutato il corso degli eventi: Mario Draghi.
Genesi: la tragedia greca e gli spread fuori controllo
È il mese di luglio del 2012. L'Euro sta prendendo sonore batoste nel mercato valutario. Gli investitori vendono a mani basse la moneta unica preoccupati dalla crisi debitoria dei Paesi dell'area mediterranea e soprattutto dagli spread sui titoli di Stato che continuano ad allargarsi rispetto ai Bond tedeschi.
La Grecia sprofonda in una crisi di cui non si vede il fondo, sebbene nel maggio di quell'anno riceve 130 miliardi di aiuti dal Fondo del Meccanismo di Stabilità. La Spagna vede i tassi sul debito schizzare paurosamente in alto, con i Bonos che toccano i 600 basis point di spread e la fuga di capitali che si materializza nel Paese. La penisola iberica viene seguita a ruota dall'Italia, anch'essa travolta dall'allargamento del differenziale dei BTP con gli equivalenti titoli di Stato della Germania (500 punti base), nonostante le riforme lacrime e sangue del Governo Monti. L'effetto domino si ripercuote anche sui Paesi dell'Unione più virtuosi come la Germania, l'Olanda e il Lussemburgo che si vedono abbassare il giudizio dalle agenzie di rating.
Ci sono insomma tutte le premesse perché l'Europa si sfaldi, ancor più che Bruxelles sembra incapace di dare una risposta convincente a una crisi che si riflette violentemente sui mercati finanziari.
Nel mese di giugno il Consiglio Europeo approva l'unione bancaria e stila un programma per la crescita. In verità quella mossa non convince nessuno, quantomeno non i mercati che continuano a shortare tutto ciò che sa di Europa.
I Governi sono consapevoli che solo un intervento diretto da Francoforte può risolvere una questione che sembra sfuggire di mano. Così fanno pressione perché l'Eurotower metta da parte un pezzo di autonomia e venga in soccorso dei Paesi che si trovano in uno stato di necessità.
Lo scontro tra Draghi e King sul progetto Euro
Il Governatore della Bank of England, Mervyn King, è convinto che l'Euro non abbia speranza, per questo gli inglesi si sarebbero sempre voluti defilare. Inoltre in quel periodo il pericolo che la situazione deflagri crea delle barriere nei movimenti di capitale entro l'Eurozona, con le Banche Centrali nazionali che ne ostacolano la circolazione della liquidità. King insiste sul fatto che la crisi in Europa sia stata causata dagli errori della politica a livello macroeconomico, che si sono tradotti in scelte sbagliate, e non da una responsabilità delle banche. L'Euro quindi diverrebbe foriero di problematiche per tutto il Regno Unito.
Draghi si contrappone al Governatore britannico, rimarcando il fatto che gli Stati hanno già iniziato la strada per l'unione politica che proprio gli inglesi ritengono utopistica. Inoltre, a giudizio di Super Mario, Londra si sarebbe resa responsabile dell'utilizzo di strumenti finanziari OTC creando squilibrio nel sistema bancario europeo. Da qui ne deriverebbe la crisi finanziaria globale, esattamente come avvenuto pochi anni prima con il crollo della Lehman Brothers.
Questa contrapposizione tra i due banchieri centrali rappresenta uno spunto decisivo che porta Mario Draghi a intervenire per ribadire l'irreversibilità dell'Euro e di tutto il sistema fino a quel momento messo in piedi dalle Nazioni che ne fanno parte.
Cosa avviene sui mercati dopo quella famosa frase
Subito dopo il discorso di Draghi nei mercati finanziari comincia un'altra storia.
L'Euro inizia un rally che lo spinge da 1,21 fino a 1,40 sul dollaro USA nell'arco di un paio di anni, fin quando lo stesso numero uno di Francoforte non dà vita al Quantitative Easing che comporterà inevitabilmente il deprezzamento della moneta unica.
I mercati azionari si rivitalizzano con l'ingresso dei tori che spingono in alto le quotazioni negli anni senza soluzione di continuità. Almeno fino a che il Covid-19 non rivoluziona tutto l'assetto finanziario dei mercati.
Persino l'oro rallenta la sua corsa con la ritrovata propensione al rischio degli investitori, dopo essere stato comprato incessantemente in quel periodo in quanto bene rifugio per eccellenza.
Ma è soprattutto sui mercati obbligazionari che si ha l'effetto più vistoso e più importante. Gli spread dei Paesi periferici si restringono e via via giungono ad un livello di tollerabilità o comunque che non mette a repentaglio la sostenibilità del debito pubblico.
In definitiva su quei mercati dove fino al giorno prima si consumavano guerriglie, da quel momento regna la calma che durerà, salvo qualche parentesi, fino ai giorni nostri.
Il "whatever it takes" di Draghi alla Treccani
È stata talmente famosa quella frase che viene inserita di diritto nel vocabolario, per indicare un termine che oggi viene utilzzato nel linguaggio comune quando si vuole dare una scossa per risolvere una situazione critica.
Questo però lascia una pesante eredità a coloro che ne fanno uso, perché sanno a quale responsabilità andranno incontro. Quella stessa responsabilità figlia del coraggio di un uomo senza il quale oggi staremmo a raccontare un'altra storia.