Iniziata ieri, oggi si conclude la due giorni di riunioni della Federal Reserve: con tutta probabilità, l’istituto con sede a Washington confermerà il costo del denaro nel range 4,25-4,5%.
Il FedWatch Tool assegna a questa opzione il 99% di probabilità; la conferma dei tassi anche nella riunione di maggio è vista all’80,5% mentre il dato scende al 33,6% nel caso di giugno, quando invece una riduzione da 25 punti base è stimata al 55%.
Proprio sui “Dot Plot”, il grafico a punti pubblicato su base trimestrale per sintetizzare le previsioni dei vari membri del board sulla traiettoria dei tassi USA, sarà concentrata l’attenzione degli operatori.
Riunione Fed: Powell & Co. tra due fuochi
Le politiche tariffarie della nuova amministrazione da un lato potrebbero tornare a spingere al rialzo prezzi che, anche al momento, non sono poi così bassi (2,8% in versione “headline” a febbraio), e dall’altro rallentare la crescita dell’economia (il sistema di monitoraggio del PIL della Fed di Atlanta per il primo trimestre stima un PIL in calo dell'1,8%), con conseguenti impatti sull’occupazione.
Alla luce del fatto che stabilità dei prezzi e piena occupazione sono gli obiettivi che costituiscono il doppio mandato dell’istituto guidato da Jerome Powell, la Banca centrale si trova intrappolata. Se aumenta i tassi, o li mantiene alti per più tempo, riuscirà a domare l'inflazione. Tagliandoli sarà in grado di sostenere la congiuntura economica e fornire nuova linfa ad un mercato del lavoro che inizia a registrare qualche piccolo campanello di allarme.
Nel suo primo mandato, le tariffe (più moderate) di Trump avevano spinto la Fed a tagliare i tassi per proteggere l'economia da una potenziale recessione. Tuttavia, l'inflazione attuale è significativamente più alta rispetto a quel periodo, e le aspettative di inflazione sono aumentate più rapidamente rispetto a qualsiasi altro momento dal 1993.
Diversi analisti si aspettano che i funzionari della Fed si materranno sulla linea già tracciata confermando la loro previsione di dicembre, che prevede due riduzioni dei tassi da un quarto di punto nel 2025. Tuttavia, con l'inflazione ancora elevata e le aspettative di inflazione in aumento, alcuni esperti ritengono che la Banca centrale potrebbe peccare di cautela e ridurre le sue previsioni a una sola riduzione, generando potenzialmente ulteriori turbolenze nei mercati.
"La Fed dovrà affrontare un difficile compromesso tra gestire l'inflazione in aumento e un indebolimento del mercato del lavoro", ha scritto Barclays in una nota ai clienti. "Riteniamo che l'elevata inflazione e l'impennata delle aspettative di inflazione a lungo termine impediranno alla Fed di rispondere in modo aggressivo all'indebolimento delle condizioni economiche e occupazionali".
Barclays stima che la Fed ridurrà le sue previsioni a un solo taglio dei tassi. Deutsche Bank e JPMorgan Chase prevedono ancora due tagli, ma riconoscono il rischio di una sola riduzione.
Per Goldman Sachs la Fed è pronta a bluffare
In una recente nota, gli analisti di Goldman Sachs hanno detto che la Fed potrebbe alzare le stime di inflazione per il 2025 dal 2,5% al 2,8% e abbassare la previsione di crescita dal 2,1% all'1,8%.
Secondo gli esperti dell’istituto newyorkese la Fed potrebbe segnalare una ripresa dei tagli dei tassi con la consapevolezza che si tratta di un’ipotesi di difficile realizzazione. "Sospettiamo che il board della Fed preferirebbe comunque che il grafico a punti mediano del 2025 continuasse a mostrare due tagli quest'anno per evitare appesantire i mercati con un’ulteriore dose di turbolenza, anche se questo potrebbe essere un po' imbarazzante da spiegare come previsione modale", ha detto David Mericle di GS.