Oggi inizia la due giorni di riunioni della
Bank of Japan che domani renderà note le decisioni in tema di politica monetaria. Negli ultimi giorni si è fatta più intensa la pressione sul mercato dei titoli di Stato giapponesi a 10 anni, il cui rendimento si è avvicinato al
limite dell'1% di oscillazione sorvegliato dalla Banca centrale. L'istituto monetario sta difendendo con i denti la sua
politica ultra-accomodante, in un contesto in cui l'economia giapponese deve ancora del tutto riprendersi dalla pandemia.
Tuttavia, l'inflazione in Giappone è sopra l'obiettivo del 2% per il diciottesimo mese consecutivo e il divario di rendimenti tra le obbligazioni americane e quelle giapponesi stanno indebolendo oltremodo la valuta domestica. Lo yen ha superato la scorsa settimana quota 150 per dollaro, la soglia che se superata fa scattare un intervento da parte del governo.
La debolezza dello yen può essere una vera spina nel fianco per l'economia nipponica, che si vede aumentare il costo dei prodotti importati con conseguente inflazione da valuta. Ciò rischia di contrarre i consumi e generare l'effetto opposto a quello voluto dalla Banca centrale.
Tutti i dubbi della BoJ
La BoJ insomma si trova di fronte a un bel problema. Il governatore
Kazuo Ueda ha detto che l'autorità monetaria dovrà uscire dallo status di ultra-accomodamento, ma dovrà farlo con gradualità per evitare shock economici. Tuttavia, con le
pressioni crescenti su rendimenti e valuta, qualcosa deve muoversi.
Per domani tutto dovrebbe rimanere invariato in base alle aspettative, a meno di sconvolgimenti nei mercati finanziari. Sarà importante invece capire come il Consiglio intende agire a partire alla prossima riunione di dicembre sul fronte dei tassi negativi - unica Banca centrale al mondo a tenerli così - e del controllo della curva dei rendimenti.
Il limite fissato tre mesi fa all'1% riguardo la variazione dei rendimenti dei titoli di Stato a 10 anni potrebbe essere il primo a cadere. Anche perché il continuo acquisto di obbligazioni da parte della BoJ per salvaguardare il limite ha espanso il bilancio in maniera eccessiva.
I tassi negativi sono legati strettamente all'andamento dello yen e a un eventuale intervento del governo. Se dovesse esserci una discesa in campo delle istituzioni per stabilizzare il cambio e l'operazione dovesse riscuotere successo, è possibile che la BoJ tergiversi ancora fino a quando non si sarà assicurata che l'inflazione rimanga salda dov'è. Qualora invece l'azione del governo fosse insufficiente e si rendesse più urgente una presa di posizione della BoJ, è probabile che i tassi verrebbero ritoccati quanto prima.
Cosa pensano gli economisti
La scorsa settimana è stato condotto un sondaggio da parte di Reuters in cui sono stati interpellati 28 economisti. Di questi, 25 ritengono che non ci saranno modifiche nella politica accomodante della BoJ nel meeting di ottobre.
"L’attuale periodo prolungato di inflazione al di sopra dell’obiettivo offre alla BoJ una finestra di opportunità per sbarazzarsi della politica monetaria ultra-accomodante. Prevediamo che i tassi di interesse negativi termineranno a gennaio 2024 e che il controllo della curva dei rendimenti venga abbandonato a luglio 2024", ha affermato Marcel Thieliant di Capital Economics.
Secondo l’economista di UBS Masamichi Adachi, "la BoJ porrà fine ai tassi di interesse negativi nella riunione di aprile dopo aver osservato i risultati dei negoziati salariali primaverili del prossimo anno".
Mentre, a giudizio di Yasuhide Yajima, capo economista dell'NLI Research Institute, "se i mercati si stabilizzano, c'è la possibilità di un'azione già a dicembre".