Uno dei tasselli per completare il mosaico della
Banca Centrale Europea (BCE) riguardo la riduzione dei tassi di interesse è andato al suo posto.
La misura chiave della crescita delle retribuzioni dell'Eurozona questa settimana ha fatto registrare un deciso rallentamento, il che rappresenta una preoccupazione in meno circa il ritorno dell'inflazione. Nel primo trimestre 2025, i salari sono cresciuti del 2,4% su base annua, registrando un calo consistente rispetto al 4,1% degli ultimi tre mesi del 2024 e in confronto al 5,4% dello stesso periodo dello scorso anno.
Nel frattempo, l'ultima lettura dell'inflazione di aprile ha rilevato che l'inflazione è al 2,2%, a un soffio dall'obiettivo di lungo periodo della BCE del 2%. Gli analisti si attendono che a maggio il carovita torni a target, mentre la Commissione europea prevede un livello medio dell'1,7% nel 2026, dopo il raggiungimento di quota 2% entro la metà dell'anno in corso. Gli stipendi svolgono un ruolo importante soprattutto nel settore dei servizi, quello più arcigno riguardo il costo della vita. Ad aprile infatti l'inflazione da servizi si è attestato al 4%.
BCE: tutto pronto per nuovi tagli?
Con la pressione dei salari sull'inflazione che si è raffreddata, il mese prossimo il Consiglio direttivo della BCE ha quindi le porte spalancate per l'ottavo taglio dei tassi di interesse da giugno 2024. Il mercato degli swap scommette che ci sarà ancora un'altra mossa dell'Eurotower, ma sarà importante vedere prima quali saranno le nuove previsioni economiche che la Banca centrale presenterà il 5 giugno.
Secondo gli analisti di Morgan Stanley, "gli indicatori salariali rimarranno volatili per ora, in parte a causa del forte uso di pagamenti una tantum in Germania". In pratica, gli esperti prevedono che i salari negoziati aumenteranno più fortemente in questo trimestre, prima di diminuire di nuovo nella seconda metà dell'anno.
A giudizio di David Powel, economista senior dell'Area Euro, invece, "la forte decelerazione della crescita negoziata dei salari suggerisce che la BCE potrebbe presto essere in grado di dichiarare vittoria nella sua battaglia contro l'inflazione. Ciò consentirà al Consiglio direttivo di concentrarsi sull'impatto dei dazi statunitensi sull'economia e di allentare ulteriormente la politica monetaria quando si riunirà a giugno e probabilmente di nuovo nel corso dell'anno".
Proprio l'argomento dei dazi però è un punto dolente. Il governatore della BCE, Christine Lagarde, questa settimana ha rilasciato alcune interviste in occasione del G7 in Canada, nelle quali ha detto che il commercio globale non sarà più come prima a causa delle tariffe e non è facile da decifrare quale possa essere l'effetto dei dazi sull'inflazione.
In pratica, nel breve termine potrebbero esserci impulsi deflazionistici, a causa della “diversione di beni cinesi a basso costo verso i mercati europei”, ma nel lungo periodo si potrebbero manifestare “effetti inflazionistici se le ritorsioni dell’Europa alle tariffe americane facessero aumentare i costi delle importazioni”.