Banca di Russia: quante riserve le restano per salvare il Rublo? | Investire.biz

Banca di Russia: quante riserve le restano per salvare il Rublo?

01 mar 2022 - 10:41

05 dic 2022 - 17:24

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Le sanzioni imposte dall'Occidente hanno colpito al cuore la Banca di Russia impedendole di arginare la caduta del Rublo. Quali armi le restano ancora? Scopriamolo

La Banca di Russia è circondata dagli Alleati. Le sanzioni stanno cercando di bloccare i canali di comunicazione dell'istituto centrale per impedirle di agire per salvare la Russia dalla catastrofe economica e finanziaria.

Una prova si è avuta nella giornata di ieri, quando il Rublo è crollato del 30% e l'organo monetario si è dovuto attivare sostenendolo sul mercato monetario attraverso le riserve in valuta estera e l'aumento dei tassi di interesse dal 9,5% al 20%.

Quest'ultima tra poco probabilmente sarà l'unica leva rimasta perché, come ha rilevato l'Istituto di Finanza Internazionale, la metà delle riserve russe corrispondente a 643,2 miliardi di dollari è stata messa in offside.

La Governatrice Elvira Nabiullina ha affermato che i suoi interventi sul Rublo hanno raggiunto oltre 1 miliardo di dollari nelle giornate precedenti e ora ha riconosciuto per la prima volta che le sanzioni imposte alla Banca Centrale con il congelamento delle riserve soprattutto in USA, Germania e Francia hanno impedito un intervento più deciso per evitare il tracollo della valuta russa. Questo comporta che il suo mandato principale di proteggere la moneta e garantire una certa stabilità finanziaria viene messo fortemente a rischio.

 

Banca di Russia: la Cina unica ancora di salvezza?

L'attacco dell'Occidente procede su ogni fronte e l'ultimo provvedimento di Joe Biden, che vieta a privati e società di avere rapporti con la Bank of Russia, paralizzerà qualsiasi attività dell'istituto nel territorio o con cittadini statunitensi. Cosa resta da fare all'ente monetario russo per cercare di arginare la tempesta in corso? Solo una parte della sua ricchezza è meno attaccabile, esattamente quella costituita dal 20% in oro e dal 13,8% in Renminbi cinese. E proprio la Cina potrebbe essere l'asso nella manica di Putin o quella che darà il colpo di grazia.

Pechino ancora deve decidere veramente da che parte stare, quindi se adeguarsi alla tendenza seguita da tutto il mondo filo-ucraino oppure fornire dal punto di vista dei rapporti finanziari sostegno alla Russia in versione anti-occidentale. Questa seconda ipotesi aprirebbe scenari dai risvolti abbastanza inquietanti e di certo comunque offrirebbe un salvagente di cui in questo momento Mosca ha bisogno per sopravvivere.

In caso contrario il sistema finanziario russo potrebbe avere i minuti contati, perché come sottolinea Josep Borrell, capo della politica estera dell'Unione Europea, circa il 50% delle riserve finanziarie della Banca Centrale russa sono detenute nei Paesi facenti parte del G7, di conseguenza bloccate in base alle nuove sanzioni.

 

Banca di Russia: per gli economisti si è a un punto di svolta

Gli economisti ritengono nel complesso che la Banca di Russia ormai sia messa all'angolo e abbia poche cartucce da sparare per difendersi dagli attacchi esterni. Secondo Scott Johnson, Jamie Rush e Tom Orlik di Bloomberg Economics, la Russia dovrà affrontare una certa recessione, perché il blocco dell'accesso alle riserve ha eliminato un canale di sostegno cruciale per tutto il settore bancario del Paese.

Altrettanto allarmistico è il commento di Michael Bernstam, ricercatore presso l'Hoover Institution della Stanford University. L'esperto ritiene che il denaro in dollari ed euro detenuto nei caveau della Banca Centrale ammonti a soli 12 miliardi di dollari e questi saranno assolutamente insufficienti a impedire la caduta rovinosa del Rublo. Questa si aggiungerebbe a quella delle banche e delle catene di approvvigionamento.

Zoltan Pozsar, strategist di Credit Suisse, invece sostiene che la Banca di Russia abbia 150 miliardi di dollari USA in più rispetto a quanto dicono le stime ufficiali e le eventuali riserve non dichiarate sarebbero più difficili da tracciare e colpire con le sanzioni.

 

 

 

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