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Coronavirus: la corsa ai beni rifugio durerà a lungo?

26 feb 2020 - 09:29

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Aumentano i volumi di acquisto verso i beni rifugio dopo le notizie del dilagare dell'epidemia. Le borse nel frattempo vanno al tappeto in una condizione di panic selling

  • Ancora vendite su Piazza Affari, danni notevoli per l'economia;
  • Corsa sfrenata degli investitori verso i beni rifugio che ora si avvicinano a livelli chiave;
  • Il rialzo delle quotazioni dei beni rifugio si lega alla durata dell'epidemia, ma anche ai danni che nel frattempo subiranno le nostre aziende.

 

Il coronavirus stende le borse

L'impatto disastroso che l'epidemia ha sugli indici azionari è evidente. In quattro sedute Piazza Affari, ad esempio, che aveva raggiunto in precedenza record storici, ha polverizzato il 10% dei guadagni e ora si trova a ridosso dell'importante supporto 23.000 punti e sotto la media mobile a 25. Il listino milanese per ovvie ragioni è sorvegliato speciale attualmente e tutto fa pensare che, a causa del dilagare del virus, i ribassi non sono ancora finiti. Questo si ricollega per forza di cose ai danni che subisce l'economia italiana, in modo particolare nei settori del lusso e dei trasporti, dove i consumatori cinesi fanno parte di un bacino di utenza che si aggira intorno al 33% delle vendite. Su questo si è anche pronunciata la vicepresidente di Confindustria, Licia Mattioli, che ha rivendicato consapevolezza del fatto che tutto ciò si inserisce in uno scenario economico italiano che già di suo presenta delle difficoltà palesi.

Gli investitori preferiscono i beni rifugio

Il quadro non ottimistico spinge gli investitori ad accantonare l'azionario e a gettarsi a capofitto nei beni rifugio. L'oro ha sfiorato i 1.700 dollari l'oncia e sembra, dopo un breve ritracciamento, voler attaccare l'importante resistenza a 1.800, superata la quale, si proietterebbe spedito verso il record storico che permane dal 2011, anno in cui scoppiò violenta la crisi della Grecia che coinvolse tutti i paesi dell'area mediterranea. Lo Yen che, prima della scoperta dei focolai epidemici in Italia, aveva perso parecchie posizioni per via della stabilizzazione monetaria dovuta alle difficoltà dell'economia interna nipponica, è ritornato in gran spolvero guadagnando posizioni importanti su tutte le valute con il cambio Usd/Yen che è sceso momentaneamente nella giornata di ieri sotto quota 110, livello quello di supporto strategico.


Anche il franco svizzero ha effettuata sortite al di sotto della base di ferro di 1,06 rispetto all'Euro. La pressione del mercato è imponente ma, a quanto sembra, a fare da diga per il momento ci pensa la Swiss National Bank, notoriamente riluttante all'eccessivo rafforzamento della valuta locale. I dati deludenti sul PMI Servizi Usa che ha raggiunto il livello più basso dal 2013 (49,4 punti da 53,4) hanno rilanciato i Tresury bond a 10 anni che ora hanno un rendimento dell'1,4% il quale comincia a scontare le previsioni del mercato circa il possibile taglio dei tassi da parte della Fed entro la prima metà del 2020.

Quanto sarà lunga la corsa ai beni rifugio?

Ovviamente sembra un discorso pleonastico quello che la durata dei rialzi sui beni rifugio sarà rapportata a quella dell'epidemia in corso, però una puntualizzazione di merito va fatta. Le epidemie dal 1900 in poi, anche quelle più gravi, hanno sempre avuto una vita inferiore ai 18 mesi, di conseguenza tutto fa pensare che, soprattutto con la fine delle basse temperature, il virus sarà destinato a scomparire. Quindi tutto si ricollega all'orizzonte temporale dell'investitore, essendo chiaro che quanto più esso si allunga tanto maggiori saranno le opportunità di acquisto di beni più rischiosi. Il punto sarà riuscire a individuare il timing, quindi la base da cui potrebbero ripartire le quotazioni azionarie. Questo però si riaggancia ai danni che nel frattempo il covid-19 avrà fatto sulla nostra economia. Al proposito, il gruppo analisti di Allianz ritiene che, essendo che il virus ha colpito soprattutto le regioni del Nord che sono il motore di tutta l'economia nazionale, ciò impatterà in maniera evidentemente negativa su un'economia che nel primo trimestre del 2020 si prevede decrescere tra lo 0,5% e l'1%. Più ottimisti sono gli analisti di Nordea AM che ritengono che lo shock sia temporaneo e si lega alla capacità del governo di riuscire a isolare il contagio e alle misure fiscali che poi saranno adottate per compensare il danno che le imprese della parte produttiva del paese hanno nel frattempo subito.

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