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La caduta della Lira turca non si ferma e porta la valuta ad un nuovo minimo storico
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La scelta della banca centrale di tagliare i tassi ha causato un nuova fuoriuscita di capitali dal paese con le riserve valutarie sempre più risicate
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Alcuni indicatori tecnici confermano come il minimo della Lira non è ancora arrivato
Sul mercato delle valute prosegue il collasso della Lira turca. Uno scenario che era facilmente prevedibile alla luce dei fondamentali sempre più deteriorati dello stato che rappresenta la porta dell’Europa verso il Medio Oriente. Da tempo considero il TRY uno short ed analizzando con cura i grafici l’esercizio non sembrava neanche così difficile da individuare. Chi mi segue su Investire.biz ricorderà forse questo articolo di cui riporto un estratto:
"la sensazione è che il passo lento ma inesorabile con cui UsdTry si è avvicinato ai massimi sia foriero di nuovi allunghi. Questa sensazione è avallata anche dall’ RSI che, su scala settimanale, è salito sì in ipercomprato ma ben lontano dai picchi che negli ultimi anni hanno accompagnato i massimi primari".
Prima di arrivare all’analisi tecnica però dobbiamo fare una piccola fotografia della situazione. La Banca Centrale turca a metà aprile ha scelto di tagliare drasticamente il costo del denaro di 100 punti base a 8,75% nel tentativo di rinvigorire la crescita di un Paese colpito dal Covid-19 e dal rallentamento globale. Una mossa che, come per la scelta del Brasile di ridurre a sorpresa di 75 punti base il costo del denaro, ha dato il via alle vendite sulla Lira turca. Mossa abbastanza azzardata visto che la Turchia non è certamente ai primi posti per riserve valutarie sul Pil. Alla voce Reserve Cover stilata dall’Economist la Turchia risulta infatti uno dei Paesi peggiori al Mondo a livelli di Ecuador, Panama e Venezuela. Tutti Paesi in odore di default.
Non arrivo a pensare a tanto per la Turchia, ma difendere la valuta in questo momento diventa abbastanza difficile per Erdogan con le operazioni di swap che appaiono poco incisive per arginare la fuoriuscita di capitali dal Paese. Bisognerebbe alzare i tassi ed è anche probabile che il mercato stia forzando la mano proprio per capire fino a dove vuole arrivare la Banca Centrale.
Per EurTry la situazione è drammatica con il cross ormai prossimo ai massimi di due estati mentre rispetto al Dollaro americano siamo già sui massimi di sempre. Naturalmente l’oscillatore di ipercomprato ha ispessito il suo valore (ora sopra 80), ma in assenza di divergenza ho voluto capire se l’intensità di questo rialzo è già sufficiente a far pensare quanto meno alla formalizzazione di un top di medio periodo.
La risposta è no. Il ROC a 52 settimane (variazione di prezzo a 1 anno) ha fornito un eccellente segnale di ingresso long su EurTry quando è sceso sotto lo zero colpendo nello stesso momento la media mobile a 50 settimane. Quasi un rigore a porta vuota che anche in passato ha fornite buoni profitti per chi ha scelto il lato long. Ora però il ROC a 1 anno è attorno al +15%. Tanto? No ancora troppo poco se osserviamo il suo livello in corrispondenza dei precedenti picchi di EurTry.
Servirebbero almeno altri 10 punti percentuali per creare le condizioni di eccesso rialzista sul cross ed al di là della possibile resistenza che potrebbe esercitare il massimo del 2018, credo che il top primario delle quotazioni dell'Euro contro la Lira turca non l’abbiamo ancora visto.