Riunione BCE: cosa attendersi dal meeting dell'8 settembre 2022 | Investire.biz

Riunione BCE: cosa attendersi dal meeting dell'8 settembre 2022

07 set 2022 - 12:30

30 nov 2022 - 20:13

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Focus sulla riunione della BCE dell’8 settembre 2022. Vediamo quali sono le attese degli analisti per questo meeting

Riflettori puntati sulla riunione della BCE: vediamo quali sono le attese degli analisti sul meeting in calendario l’8 settembre 2022. 

Il contesto in cui si trova ad operare l’istituto guidato da Christine Lagarde all’apparenza è lineare: poche altre volte il differenziale tra inflazione (che il mese scorso ha toccato un nuovo record salendo dall’8,9 al 9,1%) e costo del denaro (che con il rialzo da 50 punti base varato a fine luglio ha portato i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi allo 0,50%, allo 0,75% e allo 0,00%) è stato tanto ampio. 

Se quindi su cosa fare, incrementare il costo del denaro, ci sono pochi dubbi, il problema sorge nel provare a stimare l’entità dell’intervento. Come del resto già a luglio, anche per la riunione in calendario domani 8 settembre il dilemma è tra 50 e 75 punti base. 

 

 

Riunione BCE: le spaccature all’interno del board

Se fino a non troppo tempo fa diversi membri della BCE escludevano qualsiasi intervento sui tassi nel 2022, in pochi mesi la situazione è drasticamente cambiata: l’esplosione dei prezzi al consumo ha reso evidente come le principali banche centrali abbiano sottovalutato la corsa dei prezzi ed ora si stiano affannando per correre ai ripari. 

Anche se le armi a disposizione degli istituti centrali non sembrerebbero le più adatte ad affrontare l’attuale contesto, lo “spread” tra inflazione e tassi obbliga all’azione. 

Nel corso del simposio di Jackson Hole, la tedesca Isabel Schnabel ha indossato la fascia di capitano della squadra dei falchi (quei membri che tra controllo dell’inflazione e crescita dell’economia privilegiano il primo obiettivo) chiedendo un intervento aggressivo per prevenire un “disancoraggio” delle aspettative di inflazione o l'avvio di una spirale prezzi-salari.

Quella cautela chiesta a gran voce dal capo economista Philip Lane, ha detto Schnabel, non rappresenta la giusta medicina per combattere gli shock dal lato dell’offerta: “occorre una risposta decisa, anche se c’è il rischio di impattare la crescita ed incrementare la disoccupazione”. 

A favore di un approccio più deciso c’è anche l’andamento del mercato valutario: il cross con il dollaro in quota 0,99 comporta importare nuova inflazione. 

A suggerire una possibile soluzione ci ha pensato Sylvain Broyer, Chief Economist EMEA di S&P Global Ratings

“Un modo per conciliare le due posizioni sarebbe quello di allargare il corridoio dei tassi d'interesse. Lo spread tra il tasso di deposito e il tasso di prestito marginale è piuttosto ridotto. Aumentare il tasso di deposito di 50 punti base la prossima settimana, incrementando al contempo il tasso repo e il tasso di rifinanziamento marginale di 75 punti base, potrebbe contribuire a normalizzare ulteriormente le condizioni monetarie senza sconvolgere eccessivamente le condizioni di finanziamento”.

 

Meeting BCE: la view degli analisti


Con l’euro in sofferenza e prezzi a livelli mai visti, gli analisti in genere si attendono una stretta da 75 punti base. Sono di quest’avviso, tra le altre, Goldman Sachs, Jp Morgan, Bank of America e UniCredit. 

“Il rischio di un intervento da 75 punti base è elevato”, riporta uno studio di UniCredit Research. Questo alla luce di una comunicazione “diventata sempre più ‘hawkish’  (da falco, ndr) man mano che la crescita dei prezzi si è rivelata maggiore e più persistente delle attese". 

Domani assisteremo ad un intervento dei tassi dello 0,75% anche per Franck Dixmier, Global CIO Fixed Income di Allianz Global Investors. “Dato il livello di inflazione e le incertezze sulla sua evoluzione, dal punto di vista della BCE è meno rischioso agire in modo deciso, piuttosto che restare fermi e attendere il corso degli eventi”. 

Anche se una stretta da 75 punti base, ha evidenziato l’esperto, è già ampiamente anticipata dai mercati, un approccio da “falco” nel corso della conferenza stampa “potrebbe contribuire a generare una correzione al rialzo delle aspettative sui futuri rialzi dei tassi”. 

Carsten Brzeski di ING va invece controcorrente dicendo di stimare una stretta dello 0,5%. “Si tratterebbe di una soluzione di compromesso grazie alla quale le possibilità di nuovi incrementi dei tassi resterebbero immutate”. 

 

Le aspettative sui prossimi mesi

Dopo quella che dovrebbe essere una stretta di 75 punti base, l’istituto con sede a Francoforte potrebbe allentare la presa

Brzeski ritiene che dopo un nuovo rialzo ad ottobre, “la BCE potrebbe trovare difficoltà a proseguire il percorso di rialzi: un conto è incrementare i tassi mentre si va verso una recessione, un altro è farlo nel bel mezzo di una recessione”. 

Barclays invece ritiene che dopo l’intervento di settembre i rialzi proseguiranno ad un ritmo più contenuto. “Stimiamo -riporta uno studio dell’istituto britannico- che la BCE alzerà i tassi di 75/50/25 punti base nei prossimi tre meeting [...] portando il tasso sui depositi a 150 punti base entro la fine dell’anno”. 

“I rialzi dei tassi -ha rilevato Gergely Majoros, membro del Comitato investimenti di Carmignac- potrebbero infatti essere molto più difficili da realizzare nel 2023, a causa del contesto potenzialmente recessivo, del superamento del picco di inflazione e della pausa del ciclo di rialzi della Fed statunitense”.

 

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