Il termine reflazione è tornato ad essere utilizzato in maniera continua in questo periodo, in cui le politiche fiscali e monetarie degli Stati e delle Banche Centrali stanno rimettendo in moto la dinamica dei prezzi. La reflazione è collegata all'inflazione e alla deflazione, vediamo nel dettaglio in che modo.
Reflazione: cos'è, le cause e gli effetti
La reflazione consiste in una crescita dei prezzi che avviene dopo interventi di carattere fiscale e monetario attuati per combattere gli effetti della deflazione. Tali misure si esplicano essenzialmente nell'aumento della base monetaria e nella riduzione del tasso ufficiale di sconto da parte delle Banche Centrali e/o nell'aumento di spesa pubblica e nella riduzione delle tasse effettuati dai Governi.
Solitamente una situazione di reflazione si verifica durante la prima fase di ripresa dell'economia, dopo un periodo di contrazione dovuto al calo del costo della vita. Gli effetti di tutto questo consistono nell'espansione aziendale e nell'assunzione di personale, il che significa una riduzione della disoccupazione e un aumento dei salari. La reflazione apporta grandi vantaggi anche per uno Stato allorché aumenta il gettito tributario grazie alle imprese che producono maggiori utili e alle famiglie che lavorano e che pagano le tasse.
Reflazione: la differenza con l'inflazione
Anche se i due fenomeni si assomigliano, non sono esattamente la stessa cosa. La reflazione presuppone una fase di ripresa che segue alla deflazione, mentre l'inflazione è il semplice aumento generale dei prezzi. Se ad esempio l'inflazione in media è del 2% e nell'anno X scende dell'1%, nell'anno X+1 occorre un'inflazione del 3% per recuperare la tendenza di lungo periodo. Questo tipo di inflazione viene denominata reflazione.
In altri termini quest'ultima potrebbe essere definita anche come un'inflazione superiore al normale, ma non nell'accezione negativa del termine, bensì per effetto del recupero della crescita dei prezzi dopo una fase di calo. L'opposto della reflazione è la disinflazione, la quale segue le politiche monetarie e fiscali restrittive per far riabbassare la curva del trend inflazionistico di lungo termine.
Reflazione: quali assets vincono e perdono
Le attività che maggiormente traggono beneficio da una fase di reflazione sono quelle legate al ciclo economico e che quindi si avvantaggiano dalla ripresa dell'economia. Sull'azionario ad esempio vi sono normalmente i titoli dei settori ciclici come le banche e gli energetici. Questo fu particolarmente vero dopo la grande crisi del 2008 in cui il sistema finanziario internazionale fu messo a dura prova.
In un periodo post pandemico come quello attuale, invece, le azioni che si presume cresceranno di più per via della reflazione sono quelle che hanno sofferto le chiusure da Covid-19, ovverosia le compagnie aeree e di viaggi, le società che operano nel settore dell'intrattenimento e anche le attività della ristorazione. Al contrario, i titoli basati sulla crescita tendono a soffrire perché scontano flussi di reddito futuri a un tasso maggiore, lievitato per effetto della reflazione.
Sul versante obbligazionario vengono privilegiate tutte quelle operazioni che catturano lo spread tra scadenze a lungo termine e quelle a breve. Inoltre saranno preferiti i bond che hanno rendimenti protetti dalla crescita dei prezzi, rispetto alle obbligazioni nominali.