- Scontri tra falchi e colombe al Consiglio Europeo, il Recovery Fund slitta ancora di un mese;
- Lo spread BTP/Bund tedeschi per ora non ne risente e intanto si parla del piano Savona;
- Conte potrebbe porre il veto al bilancio europeo per sbloccare la situazione.
Ancora un nulla di fatto. Che l'intesa tra i gli Stati Europei sul Recovery Fund sarebbe stata difficile da raggiungere in breve tempo era cosa scontata. Solo gli ingenui potevano pensare il contrario. E alla fine dei due giorni del Consiglio Europeo che hanno segnato il fine settimana si è deciso di non decidere. Tutto verrà rinviato a luglio annunciando, come se ce ne fosse ancora bisogno, l'ennesimo pacchetto completo che mette dentro il Piano Von der Leyen e le previsioni economico-finanziarie per i prossimi 7 anni.
Le resistenze dei Paesi del Nord
Le divergenze con i frugal four sono evidenti. La strenua opposizione a distribuire risorse sotto forma di sovvenzioni ha creato un muro che si fa fatica a sgretolare. Il premier olandese, Mark Rutte, ancora una volta tuona che entro questa estate un accordo non sarà raggiunto probabilmente. E tale lungaggine burocratica non si capisce bene al momento se rappresenterà un no way assoluto al Recovery Fund o solo un tentativo di ridimensionarlo.
Da questo punto di vista il premier italiano Giuseppe Conte ha fatto sapere che il progetto non può essere smontato anche perché presenta un giusto equilibrio tra sussidi e finanziamenti. Alla fine la speranza che il negoziato possa sbloccarsi definitivamente arriva da Berlino.
La capacità della Germania di sciogliere l'inossidabile crosta di Danimarca, Olanda, Austria e Svezia determinerà il destino dell'Europa tutta. Anche perché questa volta la crisi profonda in cui è piombata tutta l'Eurozona non lascia troppo spazio a rigidi diktat sulla quadratura dei conti.
Lo spread e il piano B di Savona
Giuseppe Conte è uscito dagli 8 giorni degli Stati Generali rilanciando l'Italia. Ha parlato di reinventare il Paese attraverso l'impiego di risorse sulla sostenibilità, la modernità e l'ambiente. E sul mercato obbligazionario lo spread BTP/Bund tedeschi per il momento si mantiene in una zona di controllo, 181 punti base.
Il rinvio al Recovery Fund era stato già scontato dal mercato. Ma la domanda è: quanto può durare questa situazione di apparente calma dal momento che l'appoggio dell'Europa non si sa quando arriverà e soprattutto se arriverà?
È chiaro che per il momento vi è sempre il grande ombrello funzionante della BCE a riparare dalla tempesta, ma anche questo probabilmente non sarà all'infinito. Sullo sfondo aleggia sempre la proposta sui Bond War, che Paolo Savona ha lanciato nei giorni scorsi durante la consueta riunione annuale della Consob.
Se l'Unione non è in grado di arrivare a una soluzione in tempi rapidi non lascerebbe altra scelta all'Italia di ricorrere alle proprie risorse per fronteggiare la crisi. Quindi la proposta di emettere dei BTP irredimibili potrà farsi strada e diventare realtà.
Ovviamente anche qui vi sarebbero diversi ostacoli tecnici da superare. Infatti come hanno sottolineato alcuni economisti il rendimento di titoli siffatti sarebbe agganciato all'inflazione Europea e garantirebbe un rendimento massimo del 2%.
Se oggi il BTP 2067 ha una performance tra il 2,50% e il 3%, che interesse avrebbero gli investitori a sottoscrivere il nuovo Bond di guerra? Il punto semmai è un altro: se il mercato a un certo momento considerasse questo come il preludio per un Italexit?
Il veto al bilancio europeo la carta segreta di Conte?
Per scongiurare evenienze di questa portata Giuseppe Conte potrebbe anche giocare la carta del veto al bilancio europeo, come hanno riportato tutti i quotidiani. Il Primo Ministro italiano si è affrettato a smentire un'ipotesi del genere ma l'aut aut diverrebbe molto concreto se in questi mesi non verrà fuori nulla di convincente da Bruxelles.
Roma si affida molto alla sponda di Macron e di Merkel per arrivare fino in fondo alla proposta iniziale. Anche perché se dovesse arrivare una seconda ondata di contagi e l'economia fosse costretta nuovamente a qualche forma di lockdown, non ci sarebbe più spazio per queste logomachie interne tra rigoristi e interventisti. A quel punto nemmeno la Banca Centrale Europea potrebbe frenare la furia dei mercati.