- Il FMI prevede recessione generalizzata e perdita di posti di lavoro ovunque;
- Nel 2021 ci dovrebbe essere la ripresa se verranno implementate delle strategie monetarie e fiscali efficaci;
- L'Italia paga il prezzo del debito e dell'incertezza politica in rapporto all'Europa.
Nessuno avrebbe mai potuto immaginare all'inizio dell'epidemia del Coronavirus la tragedia economica e umana che il Mondo avrebbe dovuto affrontare nei prossimi anni. Sono in pochi a prevedere scenari molto edificanti per il futuro e tra questi si è aggiunto il Fondo Monetario Internazionale nel World Economic Outolook, il rapporto sull'economia globale stilato a Washington nell'ambito dei consueti incontri primaverili. Secondo gli economisti del FMI quella che si sta per mettere in atto è una crisi che non ha avuto eguali da quando c'è stata la Grande Depressione del 1929. Tutte le economie mondiali verranno colpite senza pietà in tutte le variabili che incidono sull'equilibrio macroeconomico di un Paese: crescita, occupazione, inflazione, consumi. E a farne le spese saranno soprattutto quei Paesi che in qualche modo dipendono dal turismo, dai viaggi, dall'intrattenimento, insomma da tutte quelle cose che creano assembramenti e a cui l'epidemia ha inferto un colpo letale che si protrarrà a lungo.
I numeri del FMI: recessione globale nel 2020
Il 2020 sarà quindi un anno nero, con una crescita mondiale contratta del 3% (ben 6,3% in meno rispetto alle previsioni di gennaio, poste a +3,3%) e milioni di posti di lavoro che verranno perduti. Gli Stati Uniti, ad esempio, hanno già conosciuto in queste settimane più di 10 milioni di licenziamenti e un tasso di disoccupazione passato dal 3,5% al 4,3%. Le stime degli economisti del Fondo Monetario Internazionale sono per un balzo al 10,4% prima della fine dell'anno. Gli USA conosceranno un periodo di inflazione molto bassa (+0,6%) che rappresenterà uno stimolo in più per la FED ad agire sul fronte tassi e sulla liquidità al mercato attraverso le operazioni sui Treasury a stelle e strisce.
In Europa i Paesi più danneggiati dovrebbero essere quelli dell'area mediterranea, con Spagna e Portogallo che toccheranno vette a livello di tasso di disoccupazione rispettivamente del 20,8% e del 13,9%. In Francia si arriverebbe al 10,4%, mentre l'impatto sull'occupazione della Germania sarebbe più contenuto dal momento che la locomotiva tedesca vedrebbe una crescita dal 3,2% al 3,9%. La depressione economica attraverso il lavoro andrà a incidere sulle spese dei consumatori che saranno drammaticamente ridotte e, con esse, i prezzi che vedremo a crescita zero o poco più.
Per i Paesi emergenti la sfida che si dovrà affrontare sarà di una portata mai vista e inimmaginabile. Questo a causa del livello alto di indebitamento, dei sistemi sanitari più deboli e del ridotto spazio per poter effettuare manovre fiscali di emergenza. Per effetto di ciò il tasso di crescita, che normalmente è più elevato rispetto alle economie già sviluppate, subirà una contrazione notevole e si assesterà al -1%.
La Cina, insieme all'India (+1,9%) sarà l'unica a salvarsi dalla crescita negativa, però la sua economia non andrà oltre l'1,2% quest'anno con una contrazione dell'8% nel primo trimestre per ciò che allude alla produzione industriale, alle vendite al dettaglio e agli investimenti fissi.
Tutto questo sarebbe condizionato però dagli scenari che si verrebbero a determinare e che si verificherebbero in funzione dello sviluppo della pandemia, dell'adozione efficace delle misure di contenimento, nonché della scoperta di terapie e vaccini in grado di bloccare la diffusione del virus. Le previsioni di cui sopra si basano su uno scenario in cui la pandemia nella seconda parte dell'anno arretri, ma vi può essere anche una situazione avversa in cui ciò non accade. A quel punto tutto il sistema produttivo ne verrebbe a risentire come pure le condizioni finanziarie che servono ad oliare il meccanismo. Da qui un'ulteriore decrescita del PIL globale del 3%.
Ripresa solo nel 2021
Nel 2021 la situazione dovrebbe migliorare, secondo gli esperti del FMI. A tale proposito ci dovrebbe essere un timido rimbalzo nel 2021 del PIL globale al +5,8% dopo il tracollo del 2020, a meno di uno scenario avverso che lo porterebbe a un ulteriore -8%. Gli USA vedranno scendere la disoccupazione dal 10,4% al 9,1% e la Spagna, che è quella messa peggio in Europa, dal 20,8% al 17,5%. Questo perché se è vero che nel breve periodo le politiche di prevenzione affinché la situazioni non peggiori potrebbero avere un impatto negativo sull'attività economica, nel lungo termine porterebbero sicuramente benefici. In questa ottica il FMI suggerisce delle azioni strategiche eccezionali che possano favorire il raggiungimento degli obiettivi preposti per il 2021 come si seguito elencate:
- In primis l'investimento nel settore sanitario dovrebbe essere effettuato senza la minima remora, rimuovendo tutte le restrizioni commerciali sulle forniture mediche. Solo in questo modo si potrebbero sviluppare test diffusi per tenere sotto controllo l'epidemia e creare le condizioni perché una volta implementato un vaccino o una terapia efficaci tutti i Paesi, ricchi o poveri, ne abbiano accesso;
- In secondo luogo le politiche fiscali e monetarie dovrebbero essere coordinate dai sistemi politici per garantire la ripresa una volta che la pandemia sparisce e durante tutta la fase di contenimento. Queste dovrebbero favorire la liquidità alle imprese, la garanzia di credito, le indennità di disoccupazione e molte altre agevolazioni fiscali. Soprattutto la politica dovrebbe attivarsi per agevolare la moratoria sul debito delle imprese e delle famiglie attraverso misure di ristrutturazione dello stesso, ma nel contempo sostenere la domanda per incentivare il lavoro o quantomeno per impedire che venga perduto;
- Infine le banche centrali dovrebbero fare uno sforzo per fare arrivare la liquidità ai Paesi poveri attraverso delle linee di swaps proprio tra banche centrali stesse. Questo per evitare che le perdite di produttività, soprattutto nelle economie meno sviluppate, non portino ad una sorta di deglobalizzazione del sistema. In questo il FMI stesso ha fatto la sua parte stanziando oltre un trilione di dollari per sostenere gli Stati più vulnerabili attraverso finanziamenti d'emergenza a erogazione rapida.
L'Italia fanalino di coda tra i Paesi più sviluppati
E l'Italia? Il nostro Paese è secondo solo agli Stati Uniti per numero di contagi e di morti da Coronavirus, di conseguenza potrebbe essere una di quelle Nazioni a dover fare i conti con un salasso altissimo. Questo se vogliamo in aggiunta alle incertezze legate alla questione politica europea riguardo le misure proposte dall'Eurogruppo nella giornata di giovedì 9 aprile e in discussione tra mille polemiche all'interno del Consiglio dei Ministri. Gli esperti del FMI stimano che l'Italia perderà il 9,1% del PIL nel 2020, ossia di 8,6 punti percentuali in meno rispetto alle stime di gennaio. Peggio di noi in Europa fa solo la Grecia (-10%), mentre fuori dall'Europa solo Libano (-12%), Venezuela (-15%) e Macao (-29,6%). La ripresa nel 2021 dovrebbe essere di un +4,8% nell'ipotesi che la situazione non degeneri e sia accompagnata da una crescita globale. La disoccupazione dovrebbe balzare fino al 12,7% per poi calare al 10,5% nel 2021, mentre il tasso di inflazione sarà in linea con quello degli altri Paesi sviluppati, cioè lo 0,2%. Ciò che preoccupa però è sempre l'alto livello di indebitamento che interessa il nostro Paese che in qualche modo limita l'adozione di programmi di spesa che possano affrontare l'emergenza a tutti i livelli senza poi compromettere ulteriormente l'esposizione debitoria negli anni a venire.