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L'Eurogruppo raggiunge l'accordo con un maxi-piano da 1.000 miliardi;
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La trattativa si conclude con il sì al MES e no agli Eurobonds;
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La BCE richiama interventi rapidi manifestando il suo appoggio per sostenere finanziariamente la spesa.
I Ministri delle Finanze dell'Eurogruppo sono riusciti a raggiungere l'intesa dopo una lunga trattativa che ha tenuto tutti quanti con il fiato sospeso. All'uscita della riunione è stata partorita una proposta da 1.000 milardi che verrà sottoposta ai Capi si Stato e di Governo nei prossimi giorni. Il maxi piano per affrontare l'emergenza si esplica in una serie di provvedimenti che coinvolgono tutti i settori dell'economia, ma in particolar modo quello della sanità.
Cosa prevede il maxi-piano
Uno dei principali terreni di scontro che teneva impagnati falchi e colombe all'interno dell'Eurozona riguardava il MES. Il punto nodale era rappresentato dalle condizioni di utilizzo dello strumento. Secondo i trattati europei il Fondo Salva Stati poteva azionarsi solamente sotto la condizione che il Paese che ne facesse richiesta venisse sottoposto a rigide misure di controllo sui conti dei propri bilanci. La grande novità che è venuta fuori dall'accordo è che le spese sanitarie potranno essere sostenute senza limiti, incondizionatamente e per tutto il periodo in cui dura l'emergenza. Ogni Stato potrebbe chiedere fino al 2% del PIL, che per l'Italia rappresenterebbe una cifra di 35 miliardi di euro. Una struttura di flessibilità insomma costruita su 240 miliardi che ha messo d'accordo tutti, generando l'entusiasmo del nostro Commissario Europeo Gentiloni ma anche appagando le richieste dell'asse olandese-tedesco orientato da sempre all'utilizzo del MES come antidoto alla crisi. Bisogna precisare però che una volta finita l'emergenza ogni Paese dovrà impegnarsi a rafforzare i fondamentali economici nel rispetto della sorveglianza fiscale europea, si legge nella nota conclusiva dei lavori. Questo significherebbe che gli Stati saranno poi costretti a limitare in qualche modo il campo di operatività in termini di spesa pubblica e di flessibilità fiscale. Le imprese invece saranno sostenute dalla Banca Europea degli Investimenti (BEI) che aprirà una linea di credito di 200 miliardi di euro per le piccole e medie imprese prive di liquidità. Mentre 100 miliardi verranno impiegati per finanziare la cassa integrazione nell'ambito del programma SURE. Quest'ultimo è il nuovo piano contro la disoccupazione che verrà garantito dagli Stati membri dell'UE per salvaguardare il lavoro dei Paesi più colpiti dal Covid-19. Il resto delle misure comprese nel piano da 1.000 miliardi verrà demandato alle decisioni del prossimo Consiglio Europeo che riunirà i 27 leader dell'Unione. In quella sede si discuterà se creare o meno un ulteriore fondo di solidarietà europea che possa emettere titoli comuni.
Il nodo degli Eurobond
Proprio sul'ulteriore fondo di solidarietà europea si giocherà la partita vera tra i Paesi dell'Eurozona. Quelli dell'area mediterranea vorrebbero utilizzare lo strumento degli Eurobond, quelli del Nord Europa sono da sempre riluttanti. Per ovviare a questo problema la Francia ha proposto un altro strumento, quello dei Recovery Bonds, che sarà l'oggetto principale di discussione. L'idea di Parigi sarebbe quello di creare un fondo temporaneo di 5-10 anni gestito dalla Commissione Europea con lo scopo di finanziare le spese sanitarie che derivano dagli shock esogeni come il Coronavirus. Il debito che verrà emesso sarebbe finanziato da titoli comuni che sarebbero rimborsati attraverso tasse di solidarietà oppure dalle risorse del bilancio europeo. A margine della conclusione dei lavori dell'Eurogruppo, il Ministro delle Finanze francese, Le Maire ha cercato di spiegare che non si tratta di Eurobond o Coronabond, bensì di strumenti finanziari innovativi che permettono di spalmare nel tempo il debito contratto, tutto coerentemente con i trattati. Alla voce di Le Maire fa eco quella del presidente dell'Eurogruppo, Centeno, che ha ribadito come ci sia ampio sostegno all'interno dell'UE per la creazione di un fondo di risanamento finanziato tramite il bilancio UE, facendo chiaro riferimento ai Recovery Bonds.
Pur tuttavia la matassa sarà molto difficile da sbrogliare. Sebbene la cancelliera Angela Merkel sembra attratta dalla proposta francese, ha tenuto a precisare che per via dell'unione politica non potrà essere ammessa qualunque forma di mutualizzazione del debito. Ancora più perentorio è stato il Ministro delle Finanze olandese, Hoekstra, secondo cui i Paesi Bassi saranno sempre contrari agli Eurobond in quanto non aiuteranno l'Europa nel lungo periodo. Infatti il Ministro olandese si è fatto portavoce del Parlamento orange da cui ha ricevuto il mandato di impedire un accordo su forme di condivisione del debito e di accettare una flessibilità leggera del MES.
Inoltre, secondo i Paesi più rigorosi, che oltre a Germania e Olanda comprendono anche Austria e Finlandia, già attraverso il BEI e lo SURE vi è una garanzia comune da parte dell'Europa. Infatti sarà tutta l'Unione a rispondere delle linee di credito aperte attraverso questi strumenti qualora i debiti non verranno onorati. Questa è una delle ragioni per cui gli strumenti innovativi di matrice francese non potrebbero mai rappresentare un'apripista verso l'introduzione degli Eurobond, come sperano l'Italia e la Spagna.
Le posizioni della BCE
Nel giorno in cui si dovevano prendere delle decisioni importanti in seno all'Eurogruppo per il futuro dell'Europa non poteva mancare la presa di posizione della BCE, che in questo contesto svolge un ruolo decisivoe molto delicato. Christine Lagarde ha rinnovato ai governi l'invito a superare le differenze e a dare una risposta di bilancio forte nella strenua lotta al Coronavirus. L'assist fornito a non badare troppo a spese è evidente, pur ribadendo il concetto più volte espresso che sarà impossibile cancellare i debiti contratti per contrastare il disastro economico del Covid-19. Intanto negli ultimi tempi la Banca Centrale Europea si è mossa nella direzione giusta per sostenere le banche, rimuovendo le regole di aumento del capitale per pareggiare la mole dei Non Performing Loan e posticipando gli stress test. Questo libererà delle risorse in aggiunta a quelle già messe in campo dell'Eurogruppo, creando una potenza di fuoco di quasi 3.000 miliardi.