Coronavirus: sarà la Cina leader indiscusso nella New Economy? | Investire.biz

Coronavirus: sarà la Cina leader indiscusso nella New Economy?

29 mag 2020 - 14:13

06 dic 2022 - 09:57

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Nel post-Covid Pechino si candida ad assumere una posizione di avanguardia nell'alta tecnologia. Soros invita l'Europa a schierarsi con gli USA nella guerra con la Cina.

  • La Cina si prepara al dopo Covid e lavora per essere il leader indiscusso in tutti i settori della nuova economia;
  • Il Coronavirus ha favorito l'accelerazione allo sviluppo dell'e-commerce che in Cina aveva preso piede da tanti anni;
  • Soros avverte l'Europa contro il pericolo cinese e la invita ad assecondare Trump nella guerra fredda USA-Cina.

 

Lo sconvolgimento dell'economia globale generato dal Coronavirus ha interessato tutti i settori produttivi. Tra questi anche quello tecnologico, sebbene in questi mesi di martirio sia stato uno di quelli più resilienti. Il calo della domanda si è riflesso in tutta la filiera che riguarda la fornitura dell'hardware, creando le premesse di un allungamento dei tempi di produzione anche quando la pandemia avrà preso definitivamente la curva di discesa. Guardando però nel lungo periodo, dal caos emerge il Paese da cui tutto quanto ebbe inizio e che si candida ad essere leader indiscusso mondiale della New Economy: la Cina. Ad oggi il Dragone si trova in una posizione di vantaggio rispetto agli altri Paesi, dove ancora il virus continua a mietere vittime e a paralizzare le attività produttive. Per questo dovrà affrontare un problema non da poco nei primi tempi in rapporto al calo che verosimilmente subirà l'export dei suoi prodotti. Però intanto si è messo già in moto con programmi di investimento accurati e dagli orizzonti illimitati.

 

Il China Standard 2035: sarà Pechino la capitale mondiale dell'alta tecnologia?

Il famigerato piano "Made in China 2025" che mirava alla supremazia della superpotenza in ogni ramo dell'economia, soprattutto nella manifattura e nell'hi-tech, sembra quasi superato. La Repubblica Popolare cinese guarda avanti e ha in gestazione un programma più evoluto che potrebbe considerarsi come un perfezionamento di quello precedente. Il nuovo progetto quindicennale si chiama "China Standards 2035" e ha lo scopo di consolidare Pechino nelle aree strategiche come l'intelligenza artificiale, le reti di telecomunicazioni, il controllo del traffico dati, il cloud-computing, l'e-commerce. L'obiettivo è quello di definire gli standard tecnologici su scala mondiale, scavalcando i leader americani e europei come Qualcomm e Ericsson. Questo sfruttando il fatto che molti brevetti e standard tecnici per le tecnologie di prossima generazione non sono ancora definiti. Già in alcuni settori la Cina è già proprietaria di un numero di brevetti nel settore delle telecomunicazioni imparagonabile con altri colossi come Nokia e Ericsson. Basta considerare Huawei e il ruolo crescente nel 5G. In questa ottica è stata istituita una commissione speciale che vede la stessa Huawei e Tencent protagoniste assolute nella creazione di standard per la tecnologia blockchain. Non finisce qui, il Governo di Pechino sta già lavorando al 6G, con la creazione di due gruppi di lavoro capitanati da China Unicom e Zte che svilupperanno attività di ricerca sulle tecnologie di sesta generazione definendo gli standard per la telefonia mobile futura. Tale progetto potrebbe vedere la luce tra il 2030 e il 2035.

 

L'e-commerce come nuova frontiera 

Il lockdown ha contribuito ad accelerare un processo che in Cina era iniziato da parecchi anni, cioè quello riguardante lo sviluppo dell'e-commerce. Questo è avvenuto attraverso l'investimento in piattaforme digitali che hanno favorito tutta una serie di servizi di consegna dei prodotti aziendali in un tempo stimato minimo, grazie ad applicazioni che i consumatori hanno sempre più utilizzato. Il Covid ha allargato la base di utenza coinvolgendo anche le generazioni più in là con gli anni, più refrattarie all'acquisto online. Soprattutto vi è stata l'esplosione di un fenomeno che è all'avanguardia solo in Cina, ossia il servizio di live streaming legato al commercio. Questo servizio ha la prerogativa di ridurre il tempo di durata che va dallo stimolo all'acquisto all'effettiva transazione da parte del consumatore.


Le preoccupazioni di Washington e il monito di Soros

La Casa Bianca è indubbiamente molto preoccupata. La fonte dei timori statunitensi riguarda le reti di telecomunicazioni e i software utilizzati per accedere al flusso di dati digitali. In Cina esistono delle normative che addirittura costringono le aziende locali operanti nel settore a collaborare con il Governo nei lavori di intelligence e questo potrebbe determinare un crescente rischio di sicurezza per le Nazioni. Per questa ragione, in ottica di una guerra fredda di alta tecnologia, l'amministrazione Trump starebbe per imporre limitazioni all'export verso Pechino di strumenti tecnologici come componenti ottiche, attrezzature per comunicazioni via radar, semiconduttori, ecc. che potrebbero essere usati per scopi militari.

L'ultimo a lanciare l'allarme è stato George Soros in un'intervista riportata ieri da Repubblica. Secondo il finanziere naturalizzato americano, l'Europa starebbe commettendo un errore grossolano a vedere la Cina come un partner economico. L'Unione non si accorgerebbe di essere esposta a ricatti e condizionamenti facendo dipendere le infrastrutture dalla tecnologia avanzata della Repubblica Popolare Cinese. Per questo, auspica ed esorta l'Europa a schierarsi a fianco degli USA nella trade war in atto contro il Dragone.

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