Il mese di settembre storicamente non è mai stato positivo per il settore delle criptovalute. Iniziamo con questa osservazione molto generica per provare a capire quello che è successo durante gli ultimi giorni e i possibili motivi che hanno causato gli importanti ribassi nel settore: era da quel famoso 12 marzo che non vedevamo candeloni rossi così profondi sul grafico giornaliero.
Bitcoin è passato rapidamente dai 12.000 ai 10.000 dollari nella notte di ieri. Come di solito accade in queste situazioni non vi è una sola causa specifica ma si tratta della compresenza di alcune condizioni che potrebbero aver provocato la recente ondata di vendite. Andiamo a vederle una per una.
Analisi on chain
È anzitutto da registrare nelle giornate precedenti lo spostamento di una ingente quantità di Bitcoin (circa 1.600) da alcune pool di mining agli exchange. Spesso
questo genere di notizie possono innescare un sentiment di paura poiché si immagina che le suddette pool abbiano intenzione di vendere, provocando quindi un dump del prezzo a breve.
Analisi tecnica
In questo senso gli elementi da prendere in considerazione sono due. Da un lato la resistenza dei 12.000 dollari che essendosi rivelata particolarmente ostica potrebbe aver indotto i tori a mollare la presa lasciando quindi campo libero alla controparte. Dall’altro lato lo spauracchio del gap sul CME che si attesta attorno ai 9.600-9.700 dollari.
Molti attori del mercato reputano una certezza la necessità che hanno le quotazioni per andare a riempire i gap che si sono creati sui mercati dei futures nel tempo. C’è da dire che finora è sempre successo, staremo a vedere se anche questa volta capiterà (è chiaro che con il dump di questi giorni la possibilità che ci si muoverà in questo senso appare molto concreta).
Mercati tradizionali
Abbiamo visto come il Bitcoin negli ultimi tempi si sia dimostrato abbastanza correlato ai mercati tradizionali. È probabile che le performance negative dello scorso 3 settembre sui vari indici si siano fatte sentire anche sulla prima valuta virtuale per capitalizzazione e di conseguenza sulle altcoins e su tutto il mercato. A monte potrebbe esserci un bisogno di liquidità da parte degli investitori, cosa che appunto ha fatto riprendere fiato al dollaro, fortemente provato dall’andamento dei mercati nelle ultime settimane.
Problemi DeFi
Negli ultimi giorni abbiamo assistito al prendere piede nelle varie community di una certa consapevolezza riguardo ad alcuni eccessi nel comparto di finanza decentralizzata. Molti progetti freschi di nascita sono considerabili veri e propri scam, inoltre si devono considerare le problematiche interne di natura tecnica alla rete Ethereum.
Come sappiamo la maggior parte dei progetti DeFi è costruita sul network di Ethereum e negli ultimi tempi abbiamo assistito a un ingigantimento del costo per le transazioni. La cosa ovviamente si ripercuote sull’utilizzo di questa moltitudine di applicazioni che in tali condizioni è ad esclusivo appannaggio dei grandi investitori.
Questo fatto può quindi aver instillato un seme di dubbio e sfiducia nell’ambiente e, come sempre, il primo risultato osservabile è la forte contrazione dei prezzi. Chiudo l’intervento rispondendo alla seguente domanda: c’è da preoccuparsi? Chiaramente no. Per gli investitori di lungo termine cali di questo tipo sono la regola.
Ricordiamoci che si sta sempre parlando di un mercato giovane ancora alla ricerca di una propria collocazione nel mondo. La presenza di grande volatilità e relative pronunciate escursioni del prezzo sono cose del tutto normali. Forse ci si era abituati a una maggiore stabilità ultimamente. Eventi come quelli accaduti, se non altro, hanno la capacità di riportarci con i piedi per terra.