UniCredit: inizia l'era Orcel, come cambia la banca? | Investire.biz

UniCredit: inizia l'era Orcel, come cambia la banca?

16 apr 2021 - 10:00

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In UniCredit parte la nuova era sotto la guida di Andrea Orcel, che sarà subito messo alla prova del risiko bancario. Per Morgan Stanley ipotesi fusione con Generali

In UniCredit parte la nuova era sotto la guida di Andrea Orcel, che vede nel gruppo di Piazza Gae Aulenti "l’opportunità di fare la differenza". Allo stesso tempo l’assemblea di bilancio approva buona parte dei temi in agenda con unanimità “bulgara” fatta eccezione per le politiche di remunerazione che passano con il 54,1% dei sì.

 

UniCredit: inizia l’era Orcel, via libera a maxi compenso da 7,5 milioni

Non è la prima volta che sul tema si accendono i riflettori: nelle scorse settimane alcuni proxy adviser avevano invitato i soci della banca a votare contro quel documento, in base al quale Orcel nel suo primo anno di mandato intascherà l’intera retribuzione variabile indipendentemente dal raggiungimento degli obiettivi (7,5 milioni di euro). Solo dal 2022 scatterà una componente basata sulla performance.

Passano agevolmente il bilancio, la cedola (0,12 euro ad azione) e il consiglio con la lista del board, che raccoglie il favore del 76,3% del capitale presente. "Il mio obiettivo principale sarà quello di creare le migliori condizioni affinché la banca generi valore", aggiunge il neo presidente, Pier Carlo Padoan, che vede in Orcel "un’ampia capacità di gestione strategica in tutte le aree del settore bancario".

 

UniCredit: tutti i nomi del Cda

L’assemblea dell’istituto di piazza Gae Aulenti, come da attese, ha anche nominato il nuovo consiglio di amministrazione composto da 13 amministratori.

Del nuovo cda fanno parte l’ex ministro dell’Economia Pietro Carlo Padoan, Orcel, Lamberto Andreotti, Elena Carletti, Jayne-Anne Gadhia, Jeffrey Alan Hedberg, Beatriz Ángela Lara Bartolomé, Luca Molinari, Maria Pierdicchi, Renate Wagner e Alexander Wolfgring, che erano nella lista numero 1 che ha ottenuto la maggioranza relativa di voti, e Francesca Tondi e Vincenzo Cariello, tratti dalla lista numero 2 votata dalla minoranza degli azionisti con il 22,75%.

La lista è stata dunque votata da più azionisti di quelli che hanno approvato lo stipendio di Orcel. “Questo voto è da considerarsi a favore di una nuova strategia, della lista del Consiglio di Amministrazione e del nuovo CEO, in linea con l’obiettivo di rafforzare la performance di UniCredit nell’interesse di tutti gli azionisti”, ha commentato un portavoce della banca.

In assemblea era presente un’ampia rappresentanza del capitale sociale, circa il 60,47% del totale, in linea con le passate assemblee. Si è tenuta in virtuale, con la partecipazione del rappresentante comune degli azionisti che ha raccolto le deleghe di voto.

I principali soci presenti sono Blackrock (5,15%), Capital Research (5%), Allianz (3,1%), Norges Bank (3%), Atic (holding di Abu Dhabi, 2%), Delfin (holding di Leonardo Del Vecchio, 1,9%), e le Fondazioni Cariverona (1,8%) e Crt (1,7%).

 

UniCredit: Orcel alla prova del risiko bancario

Il talento di Andrea Orcel sarà messo alla prova fin da subito. L’istituto di Piazza Gae Aulenti è attesa al varco delle operazioni straordinarie, viste come la strada per colmare il divario in Italia con Intesa Sanpaolo.

C’è l’ipotesi Monte Paschi di Siena, che porterebbe con sé 6 miliardi di dote, ma non è scartata un’operazione su Banco Bpm, che avrebbe anch’essa una dote sotto forma di crediti fiscali. Ma c’è anche da ridisegnare UniCredit e rilanciarla sul fronte dei ricavi.

La base di partenza sarà quella che il presidente uscente Cesare Bisoni ha descritto nel suo discorso di addio: “Unicredit è solida, gode del più alto livello di patrimonializzazione della propria storia ed è adeguatamente attrezzata per affrontare le sfide che l’intero settore bancario è chiamato ad affrontare”.

Su Orcel Bisoni si è detto "sicuro che saprà guidare la banca affrontando al meglio le sfide che la attendono. Andrea ha un ragguardevole track record nel coniugare talento e tecnologia nel processo di trasformazione di organizzazioni finanziarie in più aree geografiche".

Bisoni si è soffermato anche sul suo successore, Piercarlo Padoan: “Sono certo che UniCredit potrà beneficiare della sua straordinaria esperienza e della sua profonda conoscenza del contesto europeo ed internazionale. Il suo ingresso con largo anticipo rispetto alla scadenza del mio mandato ha consentito a Piercarlo di prendere conoscenza delle dinamiche aziendali e di contribuire alla formazione della lista oggi sottoposta al voto assembleare”.

 

UniCredit: Morgan Stanley vede Generali

Per gli analisti del colosso finanziario USA una fusione tra l'istituto di credito di Piazza Gae Aulenti e il gruppo assicurativo Generali sarebbe un'ipotesi suggestiva, anche se non priva di insidie. Difficilmente la crescita di UniCredit in Italia potrà prescindere da un’operazione straordinaria.

Su questo fronte gli scenari sono ancora aperti. Non è un mistero però che già da tempo la banca sta discutendo con il Tesoro un’integrazione con MPS, anche voci indicano anche un certo interesse verso Banco BPM.

Sebbene complessa e con rischi di esecuzione alti, spiega per esempio un report di Morgan Stanley, una fusione tra UniCredit e Generali “potrebbe essere razionale dal punto di vista industriale” per entrambe, consentendo in particolare all’istituto di aumentare l’esposizione ai ricavi commissionali, in un contesto in cui il margine di interesse sconta il contesto di tassi bassissimi.

“I vantaggi potenziali di una tale operazione sarebbero la possibilità di far leva sui clienti della banca in Italia, Germania, Austria e Cee e il potenziale per sviluppare prodotti integrati e smantellare gli attuali accordi di distribuzione per massimizzare la redditività”, scrivono gli analisti.

Morgan Stanley ipotizza che la combined entity beneficerebbe della cattura dei ricavi che UniCredit attualmente divide con i suoi molti partner nella bancassicurazione, e dei costi correlati alla distribuzione.

Ma queste sinergie, attese come limitate, non giustificherebbero l’operazione senza le significative sinergie di capitale derivanti dall’applicazione del Compromesso danese, che permetterebbe al CET1 di salire di 3-4 punti percentuali al 17-18%.

Con una tale forza patrimoniale il gruppo potrebbe distribuire in dividendi il 70% dei 7-8 miliardi di euro di utili pro-forma e fare anche del buy-back, così da limitare parte della diluizione dell’utile per azione, che pure il merger potrebbe generare.

E se UniCredit dovrà dare la priorità al rafforzamento della banca commerciale in Italia e alla rivalutazione del prezzo del titolo a Piazza Affari, nel medio termine una fusione con Generali potrebbe costituire una opportunità chiave per guadagnare dimensione, supportare i futuri investimenti e migliorare la redditività.

 

 

 

 

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