Nasdaq 100: i tre anni con i rendimenti più alti | Investire.biz

Nasdaq 100: i tre anni con i rendimenti più alti

04 gen 2021 - 18:00

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Il 2020 verrà ricordato come l’anno della pandemia e al tempo stesso della supremazia del NASDAQ. Ma il 2020 è stato davvero l'unico anno "d'oro" per l'indice tech USA?

Il 2020 verrà ricordato come l’anno della pandemia e al tempo stesso della supremazia indiscussa dell’indice tecnologico USA. Ma quello che sta per finire è stato davvero l’unico anno “d’oro” per il Nasdaq 100? In quali altri anni l'indice tecnologico ha stupito con le sue performance? Perchè? Scopriamolo insieme analizzando alcuni dati.

 

NASDAQ 100: 2020 anno d'oro grazie ai FAANG

L’emergenza Coronavirus ha messo a dura prova i mercati finanziari, trader e investitori. Solo un indice azionario si è dimostrato immune e resiliente. Anzi, ha registrato performance decisamente superiori rispetto agli altri dell’universo equity. Sicuramente il 2020 verrà ricordato come l’anno della pandemia e allo stesso tempo della supremazia indiscussa dell’indice tecnologico USA, il NASDAQ 100.

Dopo il crollo verticale delle Borse avvenuto tra febbraio e marzo, la maggior parte degli indici azionari ha faticato a recuperare le perdite (l’equity europeo è ancora lontano dai top 2020), mentre il NASDAQ 100 ha recuperato tutte le perdite e segnato nuovi massimi storici continuando a performare meglio rispetto alle altre piazze azionarie.

Questo grazie alle società "anti-Coronavirus" favorite dal lockdown globale: le persone costrette a casa, hanno incrementato le presenze su Internet, gli acquisti online di ogni genere, specie quelli per lo smart working. Nel 2020 a spingere il Nasdaq sono stati quindi i colossi tech della Silicon Valley, i FAANG: Facebook, Amazon, Apple, Netlifix e Alphabet (Google), a cui andrebbero aggiunti anche Microsoft e Tesla per performance e market cap.

Tutti i marchi dell'alta tecnologia made in USA hanno sorpreso positivamente, archiviando nei primi tre mesi dell'anno bilanci che hanno vinto la crisi pandemica, almeno per ora. Infatti, i primi segnali di cedimento del NASDAQ sono già arrivati. La rotazione dai titoli tech verso i titoli ciclici è iniziata proprio nel mese di novembre, all'indomani della notizia sull'efficacia superiore al 90% del vaccino anti-Covid del colosso farmaceutico USA Pfizer e del competitor tedesco BioNTech.

Ma il 2020 è davvero stato il miglior anno in assoluto per l’indice tecnologico a stelle e strisce? Scopriamolo insieme.

 

Nasdaq 100: i 3 anni con i maggiori rendimenti


Compreso il presente, proviamo a dare uno sguardo al passato. Quali sono stati gli anni con i maggiori rendimenti dell’indice NASDAQ 100? Per quali motivi? Ecco una breve statistica sugli anni più brillanti dell’indice tecnologico USA.

 

Anno Performance
NASDAQ 100
Performance
S&P 500
1991 65,00 26,31
1992 8,86 4,46
1993 10,57 7,05
1994 1,50 -1,53
1995 42,53 34,11
1996 42,54 20,26
1997 20,63 31,00
1998 85,3 26,66
1999 101,95 19,52
2000 -36,84 -10,13
2001 -32,65 -13,04
2002 -37,58 -23,36
2003 49,12 26,38
2004 10,43 8,99
2005 1,48 3,00
2006 6,78 13,61
2007 18,67 3,52
2008 -41,88 -38,48
2009 53,53 23,45
2010 19,21 12,78
2011 2,70 -0,003
2012 16,81 13,40
2013 34,99 29,6
2014 17,93 11,39
2015 8,42 -0,72
2016 5,88 9,53
2017 31,51 19,41
2018 -1,03 -6,23
2019 37,96 28,87
2020 47,58 16,26

Rendimenti annuali NASDAQ 100 vs S&P 500 dal 1991 (Fonte: Elaborazione Ufficio Studi investire.biz)

 

La tabella dei rendimenti annuali dell’indice NASDAQ 100, confrontato con quelli archiviati dall'S&P 500, parla chiaro. Ad oggi, i tre anni migliori per l’indice Nasdaq 100 sono stati in ordine descrente il 1991 (+65%), il 1998 (+85,3%) e il 1999 (+101,95%).

 

NASDAQ: i rendimenti mese per mese dei 3 anni record

Vediamo nel dettaglio mese per mese quali sono stati i rendimenti dei tre migliori anni della storia per quanto riguarda le performance di Borsa registrate dal NASDAQ 100. Successivamente vedremo quali sono le ragioni dietro tali performance straordinarie e ben più significative di quella registrata nel 2020.

 

1991 Var %
NASDAQ 100
Gennaio 4,15
Febbraio 7,61
Marzo 5,91
Aprile -0,47
Maggio 5,82
Giugno -8,89
Luglio 7,06
Agosto 5,6
Settembre 0,04
Ottobre 1,72
Novembre -2,63
Dicembre 16,17

Rendimenti mensili del NASDAQ 100 nel 1991 (Fonte: Elaborazione Ufficio Studi investire.biz)

 

1998 Var %
NASDAQ 100
Gennaio 8,10
Febbraio 11,48
Marzo 2,22
Aprile 2,24
Maggio -4,49
Giugno 12,18
Luglio 2,98
Agosto -17,2
Settembre 17,98
Ottobre 4,09
Novembre 11,24
Dicembre 17,84

Rendimenti mensili del NASDAQ 100 nel 1998 (Fonte: Elaborazione Ufficio Studi investire.biz)

 

1999 Var %
NASDAQ 100
Gennaio 15,85
Febbraio -9,49
Marzo 9,40
Aprile 1,42
Maggio -2,18
Giugno 9,90
Luglio -1,12
Agosto 5,54
Settembre 0,46
Ottobre 9,53
Novembre 12,48
Dicembre 24,98

Rendimenti mensili del NASDAQ 100 nel 1999 (Fonte: Elaborazione Ufficio Studi investire.biz)

 

Quest’ultimo anno, il 1999, ha preceduto il record storico dell’epoca: quota 4816.35 punti segnati il 24 marzo 2000, prima dello scoppio della bolla dot-com. Non è un caso che gli anni con i rendimenti maggiori si siano verificati proprio in quei decenni, in totale fase speculativa. La storia del NASDAQ dà l’idea dell’evoluzione tecnologica degli ultimi vent’anni con lo sviluppo di internet e delle prime realtà imprenditoriali del settore, che hanno permesso a questo indice di battere record dopo record. Ma ogni fase speculativa che ha inizio ha anche una fine.

 

Dalla nascita della New Economy alla bolla 

Tra la fine degli anni ‘90 e l’inizio del nuovo millennio il web ha cominciato a diffondersi alla massa. Un po’ come sta accadendo negli ultimi anni con le criptovalute. Il 1991 è stato inoltre l’anno di nascita del World Wide Web, con la pubblicazione del primo sito web dell’informatico inglese Tim Berners-Lee, anche se l’idea è nata due anni prima presso il CERN di Ginevra, il più importante laboratorio di fisica europeo.

In quegli anni, aziende come Apple e Yahoo cominciarono a diventare nomi conosciuti nell’economia mondiale. Sulla scia di queste società apparvero un numero sempre crescente di realtà imprenditoriali innovative. Le nuove aziende, approfittando del clima favorevole, puntarono alla quotazione a Wall Street per raccogliere capitali con l’intento di sfruttare la rivoluzione tecnologica: la “New Economy”.

L'euforia generale derivante dai concetti di progresso e crescita, associati ad un settore all'avanguardia, alimentò le aspettative di futuri e continui aumenti del valore dei titoli delle aziende del comparto, a prescindere dalle informazioni di carattere fondamentale. Fu così che nacque la bolla dot-com, scoppiata nel marzo 2000, facendo scendere le quotazioni lentamente ma in modo costante.

Molti investitori si rovinarono continuando ad acquistare mentre i prezzi scendevano, incapaci di capire perché il mercato puniva delle società che la massa riteneva promettenti. Le quotazioni in borsa di queste società erano pericolosamente sopravvalutate.

Inoltre, il cambio di rotta della FED, che tra la fine del 1999 e l’inizio del 2000 attuò una serie di strette di politica monetaria, mise fine agli eccessi di liquidità e al denaro facile. Nel corso del 2001 molte di queste realtà fallirono o furono oggetto di operazioni di acquisizione e fusione. Nel 2004, solo il 50% delle società quotate nel 2000 erano ancora attive a quotazioni infinitesimali rispetto ai loro massimi. Poche le aziende solide che negli anni successivi riuscirono a crescere (eBay, Amazon, Apple).

 

NASDAQ 100: quale futuro ora?

Negli ultimi anni, la nascita di nuove aziende tecnologiche ha attirato l’attenzione degli investitori, che vedono in esse nuove opportunità di guadagno legate quasi esclusivamente al business online: Facebook, Twitter, Linkedin e Alibaba sono un esempio.

Uno dei punti critici è però la valutazione di queste società o meglio la capacità di calcolare quali potrebbero essere gli introiti pubblicitari e le altre fonti di reddito significative ottenibili nel futuro. È questo il grande timore degli investitori e che ha portato alla rotazione da tech a titoli ciclici o altri asset. A fronte del NASDAQ 100 che nel 2020 ha guadagnato oltre il 47% è comprensibile che gli operatori vogliano portare a casa la plusvalenza.

Con la prospettiva di avere il vaccino anti Covid-19 nel 2021 su larga scala e di un’economia che lentamente si potrà riprendere, molti investitori stanno cominciando a guardare altre asset class. Per alcuni analisti il rally di questo settore presenta alcuni elementi anomali che ricordano la bolla dot-com: pochi leader che guidano i listini, valutazioni troppo elevate, crescente domanda degli investitori retail. Tesla per esempio è scambiata 1047 volte i guadagni attesi, Facebook scambia a circa 30 volte gli utili attesi, Google a 33, Netflix a 76, Amazon a 90. La crescita che ci si potrebbe aspettare per i prossimi uno o due anni si sta condensando in un periodo di tempo più breve e questo potrebbe non essere sostenibile.

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