Nell’anno del super euro non sfuggono le performance positive, in controtendenza rispetto al resto del mercato, di due divise del continente americano, il peso messicano ed il real brasiliano. Momentum che prosegue dopo i dati sull’inflazione pubblicati nelle scorse settimane e che fanno pensare ad una battaglia vinta da parte delle banche centrali locali.
Prosegue infatti la marcia del peso messicano con l’inflazione scesa ai minimi degli ultimi 18 mesi al 6,2%.
I capitali esteri che affluiscono copiosi verso il Messico da Stati Uniti e paesi asiatici stanno galvanizzando il peso e le casse statali. Soprattutto il settore automotive sta puntando con forza le sue fiches in quello che geograficamente appare un mercato destinato a beneficiare di una deglobalizzazione su scala regionale. I nuovi impianti aperti da Tesla, ma anche lo sbarco di diversi produttori indiani, cinesi e giapponesi, offre al Messico una grande possibilità di avvicinarsi un pochino al passo dei paesi sviluppati. E agli investitori non sfugge che alla dinamica del cambio si affianca quella di tassi di interesse particolarmente generosi (anche in termini reali) che finora hanno garantito laute plusvalenze.
Peso messicano ai top dal 2017
Il peso messicano ha così raggiunto un nuovo massimo dal 2017 anche grazie a tassi reali decisamente positivi che favoriscono margini di azione per la banca centrale qualora si ravvisasse la necessità di rinvigorire la crescita economica. Il 6,2% di inflazione rispetto al 6,5% di metà marzo conferma una tendenza che vede ancora indietro il tasso core superiore al 7%.
Il target di inflazione prevede un ritorno sotto al 4% per alleggerire la pressione sul fronte di una politica monetaria che nel meeting del 30 marzo ha alzato i tassi all'11,25%. Difficile a questo punto pensare a nuove manovre, ma lo stesso mercato non prevede nemmeno tagli nella prossima riunione del 18 maggio, che sarà interlocutoria.
Fino a quota 17 di USD/MXN la mia idea è che ci siano margini di rafforzamento ulteriore per il peso, seppur con un sentiment che sta cominciando a diventare particolarmente surriscaldato dal lato dell’ottimismo. Sarà forse occasione di occasionali prese di beneficio ma per il momento nulla di pericoloso.
Lo stesso discorso si può fare per il Brasile. Anche qui l’inflazione sta scendendo velocemente (ultimo dato 4,1%) e presto la banca centrale potrà cominciare a tagliare i tassi di interesse supportando la crescita. Lula da tempo sta facendo pressione, ma adesso che i tassi reali più alti al mondo appaiono non più così necessari, una manovra di graduale riduzione del costo del denaro favorirebbe l’economia sudamericana.
Il real e gli investitori lo hanno capito e questa spiega la lunga fase di consolidamento che sta coinvolgendo USD/BRL. Solo uno sfondamento di area 5 favorirà un ulteriore upgrade di una divisa che continua comunque a fornire grandi soddisfazioni agli investitori che hanno scelto la modalità buy and hold.