Le valute europee sono sotto pressione nei confronti del dollaro USA. Questa settimana il Dollar Index è arrivato nei pressi di quota 110, un livello che non raggiungeva da novembre 2022. Gli investitori sono preoccupati che i dazi generalizzati del presidente entrante Donald Trump finiscano per influenzare l'economia dei Paesi dell'Unione europea, ma anche di altri che non fanno parte del blocco come Regno Unito e Svizzera.
I dazi inoltre rischiano di alimentare l'inflazione negli USA, mettendo nelle condizioni la
Federal Reserve di tenere alti i tassi di interesse più a lungo di quanto ci si aspettava fino a qualche tempo fa. Di conseguenza, il dollaro inevitabilmente verrebbe favorito per via di
ritorni più attraenti dalla sua detenzione. Ciò ancor più per il fatto che le Banche centrali in Europa sono maggiormente propense ad abbassare il costo del denaro.
Se a questo si aggiunge che l'economia statunitense mostra di essere in ottima salute, mentre UE e Gran Bretagna si stanno barcamenando per risolvere problematiche di varia natura, il quadro che vede la supremazia del biglietto verde sui rivali diventa completo.
Valute europee e dollaro USA: cosa succederà quest'anno?
Quindi, cosa potrebbe accadere quest'anno alle principali valute europee in rapporto al dollaro USA? Bartosz Sawicki, analista di mercato di Conotoxia, prevede che la moneta americana mantenga il suo valore, mentre l'Europa farà fatica a guadagnare slancio. "Vedo un'alta probabilità che i mercati si comportino in modo simile a quello che abbiamo osservato durante la prima presidenza di Donald Trump: movimenti bruschi e volatili, ma senza tendenze davvero forti, quindi il dollaro USA probabilmente rimarrà solido nel breve termine", ha detto.
Nel lungo periodo, il discorso potrebbe cambiare sul fronte americano, con il biglietto verde che rischia di svoltare al ribasso. Tuttavia, ciò non garantisce una ripresa delle valute europee. "I prossimi due trimestri saranno difficili sia per l'euro che per la sterlina, che potrebbero non riuscire ad attirare gli investitori e gli afflussi di capitali a causa del fatto che sono fortemente influenzati dalla prospettiva di guerre commerciali e incertezza", ha affermato. Alla fine dell'anno, comunque, "vediamo
l'EUR/USD scambiato a 1,05 e il GBP/USD a 1,25", ha aggiunto.
Ancora più pessimista è George Saravelos, responsabile globale della ricerca FX di Deutsche Bank, che mantiene una posizione ribassista sia per l'euro che per la sterlina. A suo avviso, la moneta unica quoterà tra 0,95 e 1,05 dollari mentre nel caso della sterlina, "gli afflussi trainati dal carry trade che hanno sostenuto la valuta lo scorso anno sono a rischio di inversione di tendenza" per via di "un'indebolimento dei dati macroeconomici e una Bank of England orientata verso ulteriori tagli dei tassi", ha detto.
Saravelos però è rialzista sul franco svizzero, prevedendo che "il ritmo dell'allentamento della Banca Nazionale Svizzera rallenterà rispetto al resto del mondo". Secondo il suo punto di vista, "è improbabile che la BNS respinga in modo aggressivo la forza del franco, permettendo così alla valuta di sovraperformare".