Il cambiamento delle previsioni sui tassi d'interesse della Federal Reserve nella sua ultima riunione del 15 e 16 giugno, ha rafforzato il Dollaro USA. Il messaggio che è stato percepito dal mercato è che l'istituto centrale americano sia pronto a un doppio rialzo dei tassi d'interesse prima della scadenza indicata nel 2023, fino a cui avrebbe mantenuto il costo del denaro inalterato.
La crescita dei prezzi al consumo nell'ultimo mese negli Stati Uniti sembrava aver convinto Jerome Powell che in realtà il fenomeno inflattivo non dovrà essere troppo sottovalutato affibbiandogli caratteri di temporaneità. Durante questa settimana, però, ai vertici della Banca Centrale statunitense c'è stato un certo dietrofront, non solo nelle parole del Governatore, ma anche in quelle di John Williams, Presidente della FED di New York.
I due illustri esponenti hanno fatto capire che i tassi d'interesse non saranno toccati prima della data prestabilita, compatibilmente con le esigenze di un'economia che ancora non è completamente in ripresa e di un'occupazione che latita. Di conseguenza, il biglietto verde ha perso un pò di terreno, pur rimanendo ancora forte rispetto a tutte le principali valute.
Dollaro USA: 3 ragioni per puntare contro
L'idea comunque che la FED possa essere più aggressiva, con un occhio di riguardo rivolto all'inflazione, presumibilmente limiterà le vendite nei confronti della valuta statunitense. Tuttavia, secondo Goldman Sachs, vi sono 3 buone ragioni perché nel medio-lungo termine il Dollaro USA tenderà a indebolirsi:
Dollaro sopravvalutato
Gli strateghi della banca d'affari americana ritengono che il biglietto verde sia quotato con un sovraprezzo del 10% in più rispetto al suo reale valore del momento. Questo per effetto del fatto che gli investitori internazionali nell'ultimo decennio hanno aumentato di 13 punti percentuali la quota di assets in portafoglio denominati in dollari. Nel frattempo le riserve di dollari a livello mondiale sono diminuite.
Se all'estero quindi si riusciranno ad avere rendimenti competitivi, il biglietto verde potrà iniziare una lunga fase di debolezza. Tutto quanto può succedere con l'aumento dei tassi d'interesse nei Paesi emergenti e l'aumento dei rendimenti azionari negli altri mercati, che non siano americani. A quel punto si genereranno giocoforza deflussi di denaro nella valuta a stelle strisce a beneficio di altre divise.
Rrialzo tassi della FED non sarà come si aspetta il mercato
Indubbiamente l'ultimo meeting del FOMC ha lasciato strascichi e creato aspettative al mercato che avvantaggeranno il Dollaro USA. Tuttavia, a giudizio degli analisti di Goldman Sachs, la FED non sarà così aggressiva, pertando non andrà oltre un aumento di un quarto di punto del costo del denaro prima del 2023, laddove il mercato ne sta prezzando 3 in questo momento.
La ragione starebbe nel fatto che il leit motive che determina una crescita del PIL quest'anno, verrà sicuramente meno l'anno prossimo. Questo giustificherà un livello dei prezzi che comunque si manterrà alto, ma con un tasso d'inflazione che non aumenterà più. Da qui, la Banca Centrale non avrà più motivo di dover dare un'ulteriore stretta sui tassi, ma anzi starà attenta a non deprimere troppo l'economia.
La crescita del resto del mondo
La ripresa economica sarà estesa a tutto il mondo via via che si andrà avanti con la campagna di vaccinazione, quindi non riguarderà di certo solamente gli Stati Uniti. Goldman prevede ad esempio che nel secondo semestre dell'anno, l'Europa crescerà del 9% su base annua, il Canada dell'8,5%, il Giappone del 6,4% e gli Stati Uniti del 7,7%.
Tutto ciò significa che le altre Banche centrali potrebbero gradualmente essere meno accomodanti e fare in modo che il vantaggio competitivo del Dollaro americano sparisca rispetto alle altre valute in termini di rendimenti.