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Le economie del Sud America stanno vivendo uno dei momenti più difficili degli ultimi anni. Crollo nei prezzi delle commodities, coronavirus, rischio default, politca sono alcune delle motivazioni che stanno colpendo duramente le valute locali
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L'Argentina è di nuovo sull'orlo del baratro, il Brasile di Bolsonaro è incapace di uscire dalla crisi per il troppo debito, il Messico soffre la recessione americana
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UsdMxn rimane tecnicamente in una condizione molto forte e non è escluso un nuovo strappo verso l'alto del Dollaro
Non stanno vivendo momenti eccezionali le economie del Sud America. Il crollo del prezzo delle commodities e la crisi mondiale innescata dal Coronavirus stanno mettendo in ginocchio le economie del blocco Latam. Dal Messico al Brasile, dal Cile all’Argentina.
Per Buenos Aires lo spettro dell’ennesimo default è sempre più vicino. Gli obbligazionisti in possesso di almeno il 25% dei bond emessi dal 2016 sotto le clausole più favorevoli volute dall’allora Presidente Mauricio Macri e del 15% dei bond oggetto di scambio dopo il default del 2001, hanno di fatto detto di no alla proposta argentina che prevede un taglio del 62% degli interessi e del 5,4% del debito. Parliamo di oltre 66 miliardi di dollari di debito sovrano argentino emesso sotto la legge americana in valuta straniera e vedremo se si riuscirà a trovare un accordo prima di un formale default.
Il Brasile a sua volta è martellato dalle vendite sulle sue obbligazioni, con nuovi minimi storici sul Real ed il debito che rischia di esplodere costringendo Bolsonaro a misure di sostegno all’economia molto blande e che non andranno oltre il 3% del Pil. La stessa banca centrale non ha più molti margini di manovra visti i tassi reali praticamente azzerati. Agire ancora sul costo del denaro riducendolo rischierebbe di far collassare il Real.
Il Messico, che invece dispone ancora di tassi reali ampiamente positivi, ha invece agito in maniera celere riducendo di 50 punti base i tassi. Il motivo si chiama lockdown degli Stati Uniti, chiusura all’immigrazione con conseguenti gravi conseguenze sull’economia messicana strettamente connessa con quella americana. Ma la mossa è stata adottata anche per assicurare liquidità ad un sistema finanziario ed economico colpito duro da una serie di declassamenti di rating. Moody’s ha ridotto il merito creditizio del debito messicano a Baa1 e ha tagliato anche quello della società parastatale petrolifera Pemex, ora BB-. Proprio la necessità di ricapitalizzare Pemex alla luce del collasso nel prezzo del petrolio limita anche qui i margini di azione sul debito per il Messico. E naturalmente le conseguenze sul cambio ci sono tutte.
Il Peso messicano rimane vicino ai suoi minimi storici contro Euro e contro Dollaro. Sul cambio UsdMxn sembra profilarsi all’orizzonte una preoccupante (per il Messico) figura di continuazione triangolare. Dopo la corsa sfrenata che ha fatto perdere alla divisa messicana da metà febbraio fino al 36%, è partito un movimento di consolidamento che non è andato oltre il 38.2% di ritracciamento. Solo un rientro sotto 22.75 cambierebbe lo scenario ma al momento la preoccupazione maggiore, vista anche la stagionalità non particolarmente felice per le valute emergenti a maggio, è quello di uno sfondamento di area 25. A quel punto un ulteriore allungo di UsdMxn nell’ordine del 8-10% diventerebbe possibile. L’unica strategia di breve praticabile a mio parere rimane quella di andare long a 23.30 con stop sotto 23.