Il Canada ha anticipato la Federal Reserve tagliando i tassi di 25 punti base. Una manovra attesa dal mercato che porta il costo del denaro al 4,25% riducendo per la terza volta consevutiva i tassi ufficiali.
La Bank of Canada ha segnalato che pur monitorando con attenzione l’inflazione, soprattutto quella legata ai servizi e all’immobiliare, nuove sforbiciate sono possibili già a partire dal meeting del 23 ottobre. Il dollaro canadese ovviamente è andato sotto pressione a fronte di queste dichiarazioni ma non contro tutte le divise come vedremo tra poco.
Eventi elettorali a parte, gli indicatori economici confermano una congiuntura canadese stagnante con indici Pmi manifatturieri che faticano a risollevarsi sopra i 50 punti. La disoccupazione è ritornata a salire al 6,6% con appena 22 mila posti di lavoro creati ad agosto e questi numeri sembrano avallare l’ipotesi di nuovi tagli a ottobre e forse anche a dicembre. La disoccupazione è in ascesa ininterrotta da gennaio 2023 (+1,6% da allora) ed è inevitabile che questo impatterà anche sui dati di crescita futuri ma anche sulla decellerazione dei salari. Che ad agosto sono cresciuti del 4,9% contro il 5,2% di luglio.
Il Canada poi guarda con molta attenzione al nuovo inquilino della Casa Bianca visti i precedenti con Trump quando gli accordi del Nafta vennero cancellati. E poi ci sono le materie prime. Come altre commodity currencies, il CAD ha perso terreno complice un prezzo del petrolio che non smette di scendere. La domanda cinese è bassa e l’Opec politicamente fatica a trovare accordi in grado di risollevare i prezzi. E così il canadese deve subire anche questa influenza intermarket che da sempre accompagna le sue valutazioni.
USD/CAD: il mercato si attende una Fed "dovish"
Se EUR/CAD torna a premere sulle importanti resistenze di area 1,50 (a dire il vero è tra 1,53 e 1,54 che troviamo i livelli di resistenza di lungo periodo più rilevanti), per USD/CAD questa fase recente ha visto una prevalenza del canadese sul dollaro Usa. Paradossalmente perché il mercato si attende manovre più incisive sui tassi da parte della FED.
E dopo il quarto avvicinamento di 1,40 negli ultimi due anni senza però successo di sfondamento rialzista, USD/CAD ha corretto in modo importante nelle ultime tre settimane andando a colpire la up trend line che guida il bull market dal 2021. Questo è il momento decisivo sul quale il dollaro canadese potrebbe mettersi alle spalle la negatività definitivamente e scendere fino a 1,325 nel rapporto con il biglietto verde. Anche in questo caso i supporti nell’ultimo biennio hanno fatto capolino diverse volte. Ma senza essere violati. Una lateralità che ancora non è risolta e che per il momento sembrerebbe consigliare ai rialzisti, alla vigilia della FED, di rientrare lunghi di USD/CAD con stop 1,325 qualora la scenario recessivo condito da ulteriore debolezza del greggio fosse quello preferito.