Il Canada è sicuramente uno dei paesi più direttamente interessati e coinvolti nell’insediamento di Trump alla Casa Bianca. Diverse volte il tycoon ha messo il paese confinante a nord nel mirino e c’è da scommettere che presto avremo novità in tal senso, come anticipato proprio nella giornata dell'insediamento ufficiale.
Una società di ricerca canadese, Scotia Bank, ha recentemente approfondito il tema dei dazi e degli impatti che questi potrebbero avere sull’economia canadese. Ipotizzando nella ricerca anche scenari in cui si palesano ritorsioni del Canada verso le esportazioni americane.
L’analisi si concentra in particolare su andamento del PIL, disoccupazione, inflazione e tassi di interesse in due tipi di scenario. Dazi crescenti senza ritorsioni e con ritorsioni da parte di un Paese alla ricerca di una nuova guida politica dopo le dimissioni del primo ministro Trudeau.
Con dazi americani compresi tra il 10% e il 25%, il Pil canadese potrebbe subire ad esempio una contrazione dal 1% a oltre il 3%. Ma con ritorsioni commerciali si arriverebbe oltre al 5% di Pil bruciato.
E questa dinamica la si percepisce per ogni indicatore. Per il Canada agire a sua volta con barriere protezionistiche sarebbe peggio del non agire, aumentando la disoccupazione, deprimendo i prezzi al consumo e costringendo ad una manovra espansiva sui tassi di interesse nel tentativo di rivitalizzare l’economia.
Potrebbe essere che il mercato valutario già ora sta scontando gli scenari peggiori?
In un certo senso sì osservando il grafico del cambio USD/CAD. In costante ascesa dal 2021, nonostante l’andamento del prezzo del petrolio e anche del differenziale tassi tra i due Paesi non giustificasse la cosa almeno fino al 2024, USD/CAD è ormai ad un passo dalla barriera critica di 1,47 dove troviamo i massimi del 2016 e del 2020.
La lettera che ha colpito il dollaro canadese nella seconda parte del 2024 è stata giustificata dalla decisione della Banca centrale locale di tagliare i tassi in modo più aggressivo rispetto alla Fed, ampliando un differenziale di rendimento oggi misurabile in oltre 120 punti base. Il decennale canadese offre oggi lo stesso rendimento di un decennale francese e questo spiega anche la forza recente di EUR/CAD.
Sopra la soglia di 1,47 USD/CAD ha vissuto solo un periodo, quello compreso tra il 1998 e il 2003 all’epoca della "dot com bubble". In quel caso la svalutazione del Loonie, come viene comunemente chiamato il cambio USD/CAD, portò l'incrocio fino a 1,60 il rapporto di cambio prima che la convenienza relativa spingesse il mercato degli investitori verso la valuta nord americana.
Con la somma delle recenti news negative potremmo trovarci di fronte ad un 2025 dove il CAD torna ad essere una valuta interessante in chiave strategica.