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Tra le cosiddette oil currencies il Dollaro canadese riveste sicuramente una posizione di rilievo
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La debolezza recente del Loonie trova però le sue ragioni non solo nel calo del prezzo del petrolio ma anche in una eccessiva dipendenza dal ciclo economico americano
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EurCad ha raggiunto un interessante proiezione di resistenze di lungo periodo. E' il momento di entrare?
Per gli investitori europei che vogliono scommettere sulla ripresa del prezzo del petrolio via Forex esistono diverse alternative. Nell’ultima settimana ad esempio il Rublo russo ha recuperato oltre il 5% contro Euro e la Corona norvegese oltre il 2%. Più indietro è rimasto il Dollaro canadese che, nonostante un Dollaro americano scoppiettante (+3%), non è riuscito a tenere il passo guadagnando a malapena la metà.
Proprio sul Cad voglio concentrarmi oggi. Sia per la sua capacità predittiva del prezzo del greggio (il 18 marzo avevamo segnalato come il sell off sul petrolio stava per assumere contorni più drammatici proprio grazie alla lettura grafica di UsdCad) ma anche perché EurCad ha raggiunto livelli tecnici particolarmente interessanti. Il Dollaro canadese ha toccato contro Euro pochi giorni fa la quota di 1.60, livello non molto lontano dai massimi di inizio 2018 ed a sua volta non dissimile dal massimo del 2016. Già per chi lavora sui trading range di lungo periodo brillano gli occhi.
I motivi della debolezza recente del Cad sono diversi e vanno oltre il drammatico calo nel prezzo del petrolio. Gli investitori non hanno infatti ritenuto più appetibili i bond canadesi dopo il maxi taglio del costo del denaro da parte della Bank of Canada che ha riportato i tassi allo 0.25% rendendo la carta canadese non più interessante e redditizia. Un secondo motivo che ha alimentato la debolezza si chiama QE. La BoC ha fatto partire il cosiddetto CPPP (Commercial Paper Purchase Program), un piano di riacquisto titoli volto ad evitare il collasso di banche e soprattutto imprese legate al mondo del petrolio e dell’export verso gli Stati Uniti. Perché qui sta il terzo e forse più critico fattore di debolezza del Loonie. La dipendenza dal ciclo economico americano è estrema con quasi l’80% dell’export diretto verso il confine sud.
Mettendo insieme tutti questi fattori capiamo perché EurCad è arrivato fino a qui. Ma quali sono ora le prospettive? Indubbiamente l’intervento di Trump come mediatore tra le posizioni di Russia ed Arabia Saudita ha alleggerito la tensione sul prezzo del petrolio salito del 50%. Ma per gli estrattori di sabbie bituminose del Canada servono prezzi ben più alti dei 28$ al barile di venerdì. Serve una ripresa economica americana che al momento è difficile stimare in termini di tempi e di intensità.
Ossevando il grafico di EurCad è vero che non siamo lontanissimi da picchi di assoluto rilievo a livello storico. Quello che però ancora non mi convince è l’intensità della caduta. In tutti gli altri casi di massimo nel periodo di 6 mesi il ROC (ovvero il tasso di variazione) ha toccato quota +10%. Da lì a breve è arrivato un massimo primario. Questa soglia del +10% di EurCad a livello semestrale ancora non è stata testata e questo mi rende prudente sull’ingresso short. Un trade che comunque in zona 1.60 diventerà nuovamente interessante con un rapporto rischio rendimento a quel punto più che accettabile.