Il dollaro USA potrebbe aver esaurito la sua forza. È convinzione abbastanza diffusa nel mercato che
il biglietto verde non abbia più benzina per raggiungere nuovi top, dopo gli ultimi dati sull'inflazione statunitense. Un indice dei prezzi al consumo più basso di quello che si aspettavano gli analisti ha alimentato la speranza che la
Federal Reserve rallenti finalmente la sua politica restrittiva sui tassi d'interesse. E la conferma è arrivata anche dalla pubblicazione dei verbali dell'ultimo meeting, dai quali è emerso che la maggior parte dei governatori è orientata per ridurre il ritmo delle strette.
Nell'ultimo mese il dollaro USA si è indebolito nei confronti delle 10 principali valute mondiali, in particolare verso lo yen giapponese e il dollaro neozelandese nei cui confronti ha perso il 7%. Una flessione del biglietto verde duratura potrebbe apportare grossi benefici non solo perché rilancerà le altre valute, ma anche per gli effetti a livello macroeconomico.
Infatti, in primo luogo contribuirà a ridurre l'inflazione importata soprattutto dall'Europa; in secondo luogo, e questo riguarda in particolare i Paesi più poveri, frenerà il prezzo dei prodotti alimentari; inoltre ridurrà l'onere del debito per chi ha emesso bond denominati nella valuta americana. Un dollaro USA più debole porterà molti vantaggi anche alle società americane che producono una buona parte dei profitti all'estero.
Dollaro USA: gli analisti concordano sulla fine del rally
Anche per quegli analisti che nel 2022 hanno assunto forti posizioni rialziste sulla divisa statunitense, il 2023 non avrà come protagonista il dollaro USA. "I mercati ora hanno una migliore comprensione della traiettoria della Fed. Il dollaro non è più l'acquisto diretto e unidirezionale che abbiamo visto quest'anno. C'è spazio per la ripresa di valute come l'euro e lo yen", ha affermato Kerry Craig, stratega a Melbourne presso JP Morgan.
Dello stesso avviso risulta essere James Athey, direttore degli investimenti della gestione dei tassi per abrdn a Londra. A suo giudizio,
la divergenza tra la politica monetaria della Fed e quella della Bank of Japan ha raggiunto il suo limite, con l'inflazione che in USA sta mostrando segni di moderazione. Gli analisti di Morgan Stanley sono convinti che il dollaro USA raggiungerà il picco in questo quarto trimestre, per poi iniziare la discesa nel 2023, a beneficio degli assets dei mercati emergenti.
Un po' più cauta è Agnes Belaisch, strategist di Barings a Londra, secondo cui la Fed sarà preoccupata di garantire che l'inflazione rimanga sotto controllo. Da questo ne deriva che i tassi d'interesse potrebbero rimanere elevati ancora per un po' prima che l'istituto centrale cominci a tagliare. "Il lavoro della Fed non è finito, quindi una posizione lunga in dollari continua ad avere senso", ha affermato l'esperta.