La forza del dollaro USA ha storicamente creato grattacapi alle istituzioni dei Paesi di tutto il mondo a causa dell'importanza che il biglietto verde riveste nel commercio internazionale. Spesso in passato si sono organizzati vertici per prendere delle decisioni storiche, poi tramutatesi in mosse congiunte delle varie autorità per cercare di contenere il rally irrefrenabile della moneta americana.
Il fatto è che, essendo una riserva di valore per le Banche centrali di tutto il mondo, nonché la valuta più usata nelle transazioni commerciali e finanziarie, il dollaro USA è un
ottimo asset rifugio nei momenti di grande turbolenza a livello economico, finanziario e geopolitico. Proprio questa turbolenza oggi ne sta caratterizzando la sua robustezza, insieme alla politica monetaria della
Federal Reserve ancora improntata sull'austerità.
Dollaro USA: quali effetti sugli altri Paesi
Quali sono quindi i Paesi dove il dollaro USA sta facendo più danni, richiamando nel contempo la massima attenzione da parte delle autorità? Vediamoli di seguito.
Giappone e Corea del Sud
Giappone e Corea del Sud sono forse le nazioni maggiormente colpite dal superdollaro, almeno a livello valutario. Lo yen viaggia in prossimità di 155 per dollaro, valore massimo dal 1990. Questo implica che il vantaggio per il Sol Levante che ne deriva dalle esportazioni viene completamente annullato da un incremento notevole del costo dell'import e della spesa per le famiglie. Il governo giapponese si sta preparando per un duro intervento diretto nei mercati valutari per frenare l'indebolimento della moneta nazionale, dopo una serie di avvertimenti verbali.
Similmente, il won coreano è in caduta libera al cospetto del biglietto verde, arrivando ai valori minimi da un anno. La scorsa settimana si sono incontrati i ministri delle Finanze di Giappone, Corea e Stati Uniti per concordare una consultazione stretta nell'ambito del monitoraggio dell'andamento dei cambi.
Cina, India, Indonesia e Vietnam
L'area dell'Asia emergente che comprende oltre la Cina, l'india, l'Indonesia e il Vietnam sta andando in crisi a causa dell'estrema potenza del dollaro. La rupia indiana e il dong vietnamita hanno toccato i minimi storici sulla valuta americana, mentre la rupia indonesiana si trova al punto più basso degli ultimi quattro anni. Le rispettive Banche centrali stanno valutando interventi energici per risollevare le proprie divise, anche se tra gli esperti di mercato ci sono molti dubbi che alla lunga tali mosse possano sortire gli effetti sperati.
Quanto allo yuan cinese, la debolezza rispetto al dollaro USA è più contenuta e, allo stato attuale, potrebbe aiutare le aziende che esportano negli Stati Uniti. Tuttavia, potrebbe anche incoraggiare i deflussi di capitale e non sarebbe un bel segnale questo in un momento storico in cui la Cina prova a uscire da due anni di rallentamento economico.
Eurozona
L'
euro si è indebolito fino a 1,06 dollari perché la
Banca Centrale Europea con ogni probabilità anticiperà la Fed nel taglio dei tassi di interesse. Se da un lato ciò potrà dare una mano all'industria del Vecchio Continente che esporta molto all'estero e quindi all'economia per ripartire dopo un lungo periodo di scarsa crescita, da un altro lato
riaccende il rischio inflazionistico, in particolare se i prezzi del petrolio dovessero continuare a salire. Un'inflazione che torna a mordere è un problema per la BCE, che a quel punto potrebbe allinearsi alla Fed e quantomeno rallentare la campagna di tagli al costo del denaro che dovrebbe cominciare da giugno.
Svezia
La
corona svedese è naufragata quest'anno rispetto al dollaro, perdendo quasi 8 punti percentuali finora. Goldman Sachs prevede ulteriore debolezza e il rischio che una valuta meno forte possa importare inflazione c'è tutto, essendo la Svezia una piccola economia. A maggio la
Riksbank dovrebbe abbassare i tassi di interesse, ma un ulteriore calo delle quotazioni della moneta rimetterebbe tutto in discussione.