Dollaro USA in pausa nella seconda parte di settimana. In rialzo del 18% da inizio anno, il Dollar Index, l'indice che misura l'andamento del biglietto verde nei confronti di un paniere delle principali valute mondiali, oggi segna un rosso dello 0,3%. A rallentare la corsa della moneta americana, alla terza seduta di indebolimento, stanno contribuendo diversi fattori.
Iniziamo dai dati sull'inflazione americana. Ieri i numeri diffusi dal Bureau of Labor Statistics USA hanno evidenziato un rialzo mensile dello 0,4%, doppio rispetto al dato precedente, mentre quello annuale è sceso meno del previsto attestandosi all'8,2%. Tuttavia, il mercato aveva già probabilmente prezzato questo scenario e quindi il balzo registrato dopo la diffusione di questi numeri è stato presto riassorbito.
In secondo luogo, la
possibililità che il Governo britannico modifichi pesantemente il piano dei tagli fiscali ha permesso alla sterlina di riportarsi sopra 1,13 dollari. Ieri il Cancelliere Kwasi Kwarteng è rientrato anzitempo da Washington, dove era in corso una riunione del
Fondo Monetario Internazionale, per ridiscutere con il premier Liz Truss di cambiamenti al pacchetto. Secondo alcune voci, con la fine del supporto della
Bank of England al mercato obbligazionario, che terminerà oggi, il programma potrebbe essere ridisegnato.
Infine vi è la possibilità di un nuovo intervento da parte delle autorità giapponesi per contrastare la debolezza dello yen. Con il cambio USD/JPY che staziona sopra 147, il Ministro delle Finanze nipponico Shunichi Suzuki ha ribadito la disponibilità del Governo a intraprendere "azioni appropriate" contro l'eccessiva volatilità valutaria.
Dollaro USA: rally legato alla crescita globale
Con una Federal Reserve che non perde occasione per ribadire la sua aggressività, è difficile che il rally del dollaro possa arrestarsi. I verbali pubblicati mercoledì 12 ottobre lasciano pochi dubbi sulle intenzioni della Banca Centrale statunitense, che ha parlato di un ulteriore inasprimento della politica monetaria. I forti dati sull'occupazione della scorsa settimana e soprattutto quelli sull'inflazione di ieri supportano pienamente quelle che sono le intenzioni della Fed.
"Il picco per il dollaro USA probabilmente arriverà solo quando la Federal Reserve starà tagliando i tassi e la crescita globale al di fuori degli Stati Uniti avrà toccando il fondo", hanno scritto gli strateghi di Citigroup in una nota di ricerca. A giudizio degli esperti, è probabile una continuazione del rally del biglietto verde fino a quando l'attuale rallentamento dell'economia globale non sarà terminato.
Al riguardo, per gli analisti nemmeno una decisione dell'istituto centrale di rallentare il ritmo dei rialzi sarebbe sufficiente a innescare le vendite sul dollaro. Citi ricorda che le inversioni negli ultimi due decenni del dollaro si sono avute essenzialmente quando è migliorato il quadro prospettico relativamente alla crescita generale. Quindi, fino a quando ciò non accadrà, "il dollaro USA è il posto migliore dove rifugiarsi", ha sottolineato la banca d'affari.