Si respira aria di ottimismo circa l’andamento futuro della sterlina inglese. In un mondo affamato di rendimento, la prospettiva di assistere a rialzi dei tassi di interesse già nelle prossime settimane in Gran Bretagna ha spinto un mercato che si è posizionato lungo sul pound proprio per anticipare gli eventi.
GBP/USD: la struttura tecnica del cambio
Nell’articolo del 20 settembre scrivevo “si profila all’orizzonte un testa e spalle rialzista che rilancerebbe un bull market che la sterlina porta avanti da marzo 2020. Il superamento di 1,40 sarebbe quindi l’ideale segnale long di breve e di medio periodo che permetterebbe quanto meno al Cable di ritornare sui massimi del 2018 di 1,44, solo sfiorati nel 2021”.
L’eccellente reazione arrivata nei giorni successivi in area 1,34 ha risollevato le quotazioni sopra la media mobile a 200 giorni insidiando quella che appare tecnicamente una tipica figura di continuazione a bandiera. Negli ultimi giorni della settimana è mancata la zampata della sterlina che venerdì ha ripiegato sotto la trendline discendente. Da seguire con attenzione il quadro tecnico.
Il recupero della media mobile di lungo periodo a 12 mesi è confortante dopo la perdita dello stesso supporto a settembre. A questo punto per il cambio di passo la sterlina deve spingersi sopra 1,40 nel rapporto con il dollaro. Gli arbitraggi su GBP/USD a livello globale diventeranno sicuramente più intensi alimentando la crescita di valore del pound.
GBP/USD: tutti i motivi del rialzo della Sterlina
Ma per quale motivo il mercato sta comprando sterline preferendole anche al dollaro americano? Il motivo si chiama dinamica dei tassi di interesse presente e futura. Il meeting della Bank of England del 4 novembre, secondo alcuni analisti potrebbe già sancire un rialzo del costo del denaro attualmente a 0,1%.
Quello che invece viene dato per certo è un movimento sui tassi già nel meeting del 16 dicembre con tre successivi rialzi nel corso del 2022. Questo anticiperebbe di molto le mosse della Fed. Il mercato sta dimostrando chiaramente queste sue aspettative con un raddoppio nei tassi a 2 anni dei titoli di Stato inglesi balzati a 0,75%, un livello che è quasi doppio rispetto al biennale americano.
Non parliamo ovviamente dei rendimenti negativi dei titoli europei, ma è evidente che l’appeal esercitato dal tasso di interesse inglese sugli investitori è notevole, e la sterlina è stata premiata. La dinamica appare molto simile a quello che abbiamo già visto su un’altra valuta nordica, ovvero quella corona norvegese la cui banca centrale a dicembre alzerà per la seconda volta i tassi.
Al centro dell’attenzione, come per le Banche centrali di mezzo mondo, l’inflazione. Il dato di settembre fortunatamente ha escluso impennate pericolose di un CPI inglese stabilizzatosi poco sopra il 3%. Preoccupano però i prezzi alla produzione con i timori che nei prossimi mesi queste tensioni si possano scaricare sui consumatori. Il PPI infatti ha fatto registrare un +6,7%, decisamente più alto del 6% di agosto.