Trainate finora dalla forza delle commodities e da un clima avverso al dollaro americano, commodity currency come il dollaro australiano e quello neozelandese hanno tratto enorme vantaggio da un contesto che però ora potrebbe trovare sulla sua strada livelli tecnici molto importanti.
EUR/AUD ad esempio, dopo lo sfondamento del supporto di 1,60, è riuscito in quell’accelerazione verso il basso che intravede adesso un muro di spessore tecnico. Il grafico ci fa vedere come il cross sembri prossimo a quella zona di prezzo di 1,54 sulla quale transita la trendline rialzista che unisce i minimi del 2012 e del 2017.
Sul grafico settimanale gli oscillatori sono entrati in un territorio che negli ultimi anni ha intercettato spesso dei minimi primari piuttosto importanti. A marzo le quotazioni si erano spinte a ridosso di 1,90. Un eccesso pagato a caro prezzo e capace di generare una discesa altrettanto poderosa in grado di ripianare il pessimismo e che ora potrebbe flirtare con 1,54.
I trend follower qui possono cominciare ad accumulare posizioni lunghe confidando in un rimbalzo, ma In caso di sfondamento di 1,54 il prossimo obiettivo sarebbe piuttosto ambizioso, ovvero 1,.40.
EUR/NZD: prezzi verso livelli fondamentali di medio-lungo periodo
Su EUR/NZD stiamo assistendo al convergere verso livelli tecnici fondamentali in ottica di medio-lungo periodo. Il polo di attrazione è rappresentato dai minimi di dicembre 2019 a 1,66. Anche qui la fiammata di marzo è stata violenta.
Il cross ha raggiunto quota 1,99 prima di un rapidissimo ritracciamento che ora potrebbe conoscere un rallentamento nella sua caduta. Innegabile la capacità di queste due divise di sfruttare a loro vantaggio una condizione decisamente positiva per le materie prime (soprattutto metalli e agricole), ma anche i tassi fortemente negativi in America e zona Euro.
Addirittura, come nel caso della Nuova Zelanda, il PIL del terzo trimestre 2020 su base annua ha fatto registrare un segno più di un seppur misero ma importante dal punto di vista psicologico 0,4%. La nazione è Covid free e la stessa Australia è riuscita a contenere di molto i contagi e non deve affannarsi nella vaccinazione di massa della popolazione.
Questa posizione di vantaggio si è riflessa perciò nell’apprezzamento di due divise che ora si trovano di fronte a barriere tecniche rilevanti, ma anche l’inizio di una stagione climaticamente più fredda che potrebbe cambiare la dinamica finora positiva dei contagi.
Infine la Cina. Evidente come il grande effetto traino esercitato dalle misure di allentamento monetario cinese abbia avvantaggiato i due Paesi, grazie alla vorace domanda di materie prime. Se non dovesse esserci una recrudescenza del virus in territorio cinese allora il contesto rimarrebbe positivo e non potremmo nemmeno escludere un allargamento del differenziale di tasso verso Euro e USA in prospettiva 2022.
Un contesto a quel punto naturalmente rialzista per il dollaro australiano e neozelandese. Per il momento sembra opportuno cominciare a stringere gli stop ed attendere la reazione dei due cross sui supporti prima di attivare nuove strategie.