Dopo un novembre da record, la debolezza evidenziata dai mercati finanziari nelle ultime sedute sembrerebbe rappresentare la più classica delle pause di consolidamento in attesa del rally di Natale.
Aspettando i meeting di Fed e BCE, è probabile che entrambi gli istituti adottino un approccio conservativo per evitare il proliferare di facili entusiasmi, la situazione si conferma tranquilla: dallo statunitense VIX e dall’europeo VSTOXX, i due indici che misurano la volatilità dei mercati azionari, per ora non arrivano segnali di allarme ed anche il Merrill Lynch Option Volatility Estimate (MOVE), quello che misura la volatilità del mercato obbligazionario, quota su livelli ben lontani dai massimi del 2023 (il MOVE si attesta a 125 punti, contro i 180 di marzo).
Il sentiment degli operatori è sostenuto dalla convinzione che la fase rialzista dei tassi sia terminata e che quindi sia possibile iniziare a puntare su un contesto in cui un moderato indebolimento dei fondamentali spingerà le maggiori istituzioni monetarie ad allentare la presa. Situazione particolarmente interessante si registra sui mercati delle commodity, dove il petrolio non ha reagito alla decisione dell’Opec+ di estendere i tagli alla produzione (è la domanda la variabile che sta influenzando i prezzi) mentre l’oro ha toccato i nuovi massimi storici.
È la settimana di Fed e BCE
L’ottava che inizia oggi è incentrata sui meeting delle Banche centrali: mercoledì l’appuntamento è con la Federal Reserve mentre giovedì sarà il turno di BCE e Bank of England. In tutti i casi il quadro d’insieme è simile: l’inflazione è in netto calo, dall’economia reale arrivano segnali di rallentamento e gli effetti dell’inasprimento monetario che ha caratterizzato l’ultimo anno e mezzo non si sono ancora visti appieno.
In un simile contesto, gli operatori iniziano a scommettere su un taglio dei benchmark di riferimento nel corso del primo semestre del 2024 mentre i banchieri centrali cercano di frenare l’entusiasmo. È probabile quindi che i policy makers non si lasceranno scappare l’occasione di predicare prudenza ma è anche altrettanto probabile che gli appelli, in presenza di dati macro che danno ragione agli investitori, resteranno in gran parte inascoltati.
Per quanto riguarda le indicazioni in calendario, domani sarà la volta dell’indice tedesco Zew e dell’inflazione statunitense. Il primo dovrebbe confermare le difficoltà della prima economia europea che, nonostante abbia probabilmente archiviato il momento peggiore, è ancora lontana dal tornare al suo ruolo di locomotiva. Il CPI a stelle e strisce dovrebbe invece proseguire quel trend discendente che tra ottobre 2022 ed il pari mese nel 2023 gli ha permesso di passare dal 7,7 al 3,2%. Mercoledì focus invece sulla produzione industriale di Eurolandia e sui prezzi alla produzione USA mentre venerdì è prevista la pubblicazione dei dati preliminari sul sentiment dei direttori degli acquisti del manifatturiero e dei servizi di Zona Euro e Stati Uniti.
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