Oltre a confermare i tassi, la Federal Reserve ha anche ribadito di attendersi per il 2025 due sforbiciate. Con il tasso di inflazione al 2,8% e con i dazi che potrebbero innescare nuove spinte rialziste, appare difficile che l’istituto con sede a Washington riuscirà nel suo intento.
Più probabile ipotizzare che Trump ed il n.1 della FED, Jerome Powell, stiano giocando una partita a scacchi: da un lato il presidente preme per un costo del denaro più basso per avere maggiore libertà di azione in ambito economico, dall’altro il chairman sta prendendo tempo in attesa che le tariffe si travasino sull’inflazione (i dazi rappresentano uno shock dal lato dell’offerta che va affrontato con misure di politica fiscale, non monetaria).
Pomposamente definito “il Giorno della Liberazione”, il 2 aprile entreranno in vigore i sovrapprezzi sui prodotti importati da Canada e Messico, i due maggiori partner commerciali degli Stati Uniti, e dall’Europa. È probabile che la risposta europea finirà per esacerbare gli animi portando, almeno nel breve termine, ulteriore volatilità sugli asset di rischio.
L’incremento delle spese per infrastrutture e difesa varato dalle autorità tedesche va nella giusta direzione e potrebbe rappresentare il primo passo per un nuovo “eccezionalismo europeo”, almeno per quanto riguarda listini azionari.
L’ottava inizia con i PMI
Cruciali per investitori e policymaker perché aiutano a prevedere trend economici e decisioni di politica monetaria, gli indici PMI (Purchasing Managers’ Index) sono indicatori chiave della salute di un settore economico. Forniscono dati anticipatori sulla crescita o contrazione dell’attività economica, basandosi su ordini, produzione, occupazione e prezzi.
Valori sopra 50 indicano espansione, sotto 50 contrazione. La terza settimana del mese si aprirà proprio con questi dati che, in versione preliminare, nel caso di Eurolandia dovrebbero confermarsi sotto quota 50 per il manifatturiero e sopra questa soglia per l’indice del terziario. Andamento atteso a due velocità anche per i numeri britannici mentre nel caso dei dati “made in USA” entrambi gli indicatori dovrebbero segnalare un’espansione.
Per quanto riguarda gli altri dati che saranno diffusi nell’ottava, domani è in calendario l’indice tedesco IFO, mercoledì i beni durevoli statunitensi e giovedì l’aggiornamento finale, sempre per quanto riguarda la prima economia, sulla crescita economica nel quarto trimestre 2024. L’ultimo giorno della settimana borsistica sarà invece dedicato ai prezzi, con i dati “flash” sull’inflazione in Francia e Spagna ed il fatidico indice statunitense PCE (Personal Consumption Expenditures), quello che misura i prezzi dei prodotti realmente acquistati, e non di un paniere (grazie a questa sua caratteristica è il preferito dalla Federal Reserve).
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