Come da attese, la scorsa settimana è stata caratterizzata dalle indicazioni arrivate dall’inflazione USA: il dato di ottobre, che ha evidenziato una contrazione maggiore delle stime, ha avallato la view secondo cui non assisteremo a nuovi rialzi dei tassi. Inoltre, se la discesa dei prezzi dovesse accompagnarsi ad un indebolimento della prima economia, nel 2024 la Fed potrebbe iniziare ad allentare le condizioni monetarie.
Secondo il CME FedWatch Tool, c’è il 35% di possibilità che il primo taglio dei tassi arrivi a marzo ed il 50% che sia varato a maggio. A fine 2024, l’ipotesi che riscuote le maggiori probabilità di realizzazione è quella di tassi nel range 4,25-4,5%, un punto percentuale al di sotto del livello attuale.
Dopo i segnali confortanti arrivati dal meeting tra il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e quello cinese Xi Jinping, buone nuove dal fronte geopolitico sono giunte anche dalle dichiarazioni di importanti funzionari iraniani, che si sono detti sorpresi dall’attacco di Hamas ad Israele. La prudenza iraniana sembrerebbe il miglior antidoto per evitare che l’area del conflitto si estenda all’intera regione. In un simile contesto, le piazze finanziarie ed i prezzi dei bond sono tornati a salire ed il biglietto verde ha perso terreno.
È il turno degli indici PMI
Come da copione, l’inizio della seconda parte del mese è caratterizzato dalle indicazioni relative al sentiment dei direttori degli acquisti in versione preliminare (per i dati definitivi occorrerà attendere il 1° dicembre). Giovedì sarà la volta dei PMI (Purchasing Managers’ Index), manifatturieri e servizi, di Eurolandia e Regno Unito mentre venerdì -con un giorno di ritardo a causa della festività del Ringraziamento- sarà la volta dei dati statunitensi: nei primi due casi gli indici sono lontani da quella soglia dei 50 punti che separa espansione e recessione dell’attività economica mentre Oltreoceano i PMI sono già tornati in territorio espansivo.
Per quanto riguarda gli altri dati della settimana, mercoledì attenzione ai numeri statunitensi su nuove richieste di sussidio e ordini di beni durevoli ed alla fiducia dei consumatori europei. Venerdì sono in calendario i prezzi al consumo nipponici e l’indice tedesco IFO, quello che tasta il polso agli operatori economici della prima economia europea. Domenica 26 novembre inizierà il meeting dell’Opec.
Dal fronte banche centrali, la settimana inizierà con i “Prime Rate” cinesi a 1 e 5 anni e con il report mensile della Banca centrale tedesca, la BundesBank. Martedì focus sulle parole che saranno pronunciate da Christine Lagarde nel corso di un intervento a Berlino. Domani attenzione anche alle minute dell’ultima riunione del FOMC (il braccio operativo della Federal Reserve), mercoledì sarà la volta dei verbali della Bank of England e giovedì sarà il turno della BCE.
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