È stata una settimana complicata per i mercati azionari. In un’ottava in cui l’attenzione degli operatori era tutta rivolta alla trimestrale di NVIDIA, a scompaginare l’approccio degli investitori è stato ancora una volta Donald Trump. L’inquilino della Casa Bianca ha nuovamente parlato di dazi, ventilando l’introduzione di tariffe nell’ordine del 25% per le aziende europee e usando parole sferzanti rispetto a un’area del Mondo storicamente molto vicina agli USA.
Il tutto mentre il tycoon repubblicano confermava la partenza dal 4 marzo dei dazi destinati a Canada, Messico e Cina. Le importazioni dai primi due Paesi saranno soggette a una tassa del 25% mentre quelle dal Dragone subiranno un aggravio del 10%, che va ad aggiungersi al 10% annunciato dal tycoon all’inizio di questo mese.
Diverse le leve che a cascata hanno spinto gli investitori ad adottare un approccio da risk off, con le aziende tech tra le più bersagliate dalle vendite. Anche sul fronte valutario si è assistito a questo cambio di sentiment, con il dollaro che è tornato ad apprezzarsi in modo significativo contro l’euro. Sul fronte delle materie prime, mentre il greggio si mantiene in prossimità dei minimi di periodo, l’oro sembra aver interrotto quella corsa inarrestabile iniziata a fine 2024.
BCE: nuovo taglio in arrivo, e poi?
Le esternazioni di Isabel Schnabel vanno lette come un avvertimento. Nel corso di una recente intervista, il membro del Consiglio esecutivo della BCE ha evidenziato che un contesto caratterizzato da grande incertezza non giustifica tagli precauzionali dei tassi. È probabile che queste dichiarazioni rappresentino un messaggio per gli altri membri del board: anche se le condizioni economiche sono difficili, i falchi non sono più disponibili a dare carta bianca.
Questo approccio non è destinato ad influenzare la decisione sui tassi di giovedì, è probabile che assisteremo ad una nuova riduzione del costo del denaro da 25 punti base, ma punta a modificare l’outlook dell’istituto con sede a Francoforte. Se a fine gennaio le condizioni di finanziamento continuavano ad essere definite “rigide” e la politica monetaria “restrittiva”, è probabile che nel comunicato che sarà emesso al termine del meeting uno di questi aggettivi, o anche entrambi, saranno rimossi andando a rafforzare la dipendenza dai dati (che lascia ampio spazio all’interpretazione).
Ma quella che inizia oggi è anche la settimana dei dati sull’andamento del mercato del lavoro USA. Mercoledì sarà la volta della stima sulle buste paga elaborata dalla società ADP, giovedì focus sulle nuove richieste di sussidio e venerdì è in programma l’accoppiata formata da tasso di disoccupazione e non-farm payrolls (saldo delle buste paga nei settori non agricoli). Un lieve indebolimento del contesto macro e le misure prese dalla nuova amministrazione potrebbero influenzare negativamente la dinamica occupazionale.
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