Bitcoin oscilla intorno alla soglia psicologica di 40.000 dollari con un tasso di volatilità altissimo. Nelle ultime ore le vendite lo hanno spinto verso quota 38.000 dollari, con i nervi degli investitori messi a dura prova da tutta una serie di accadimenti contrastanti in merito alle dinamiche che riguardano la criptovaluta. Da una parte vi è il fronte cinese che è seriamente intenzionato a dare battaglia anche e soprattutto per portare avanti il progetto di una moneta domestica digitale e centralizzata.
Da un altro lato vi è comunque una schiera importante di sostenitori di Bitcoin che ormai ritiene la blockchain parte integrante della nostra vita, sia in relazione agli investimenti che in rapporto alle semplici transazioni commerciali. Il prevalere dell'una e dell'altra sponda determina in questo momento il sentiment di mercato e le quotazioni del token digitale ne sono la logica conseguenza.
Bitcoin: l'Iran ne vieta l'estrazione per 4 mesi
Un'altra notizia negativa per Bitcoin è arrivata dall'Iran, che ha deciso di sospendere il mining per un periodo di 4 mesi. Alla base di questa scelta i continui blackout elettrici che stanno paralizzando il Paese, per colpa dell'alta intensità energetica. Recentemente Teheran ha dovuto fare i conti con interruzioni di corrente fino a 6 ore al giorno e questo ha determinato danni notevoli a diverse attività commerciali, oltre a disagi nelle famiglie.
Il Presidente Hassan Rouhani è stato esplicito: chiunque faccia mining di criptovalute da questo momento commette un illecito che sarà punito, almeno fino a quando perdurerà questo problema dell'elettricità. Negli ultimi tempi in effetti l'attività di estrazione si è molto intensificata in quanto un numero sempre maggiore di iraniani investe su Bitcoin per tentare di proteggersi da un'inflazione in crescita, che ormai ha raggiunto una crescita del 47% annuo.
Inoltre, in Iran la corrente elettrica è altamente sovvenzionata dallo Stato, quindi si è potuto spingere molto sull'acceleratore nel mining delle monete digitali, dal momento che i costi in gran parte ricadevano sulla collettività.
A investire nell'estrazione di criptomonete nel Paese arabo non sono stati solo operatori del luogo, ma anche imprenditori stranieri. La Cina ad esempio lo sta facendo in grande stile nella zona più importante, ossia a Rafsanjan, nel sud dell'Iran. Altre società polacche, indiane e turche hanno ricevuto il permesso dalle Autorità del luogo di estrarre Bitcoin.
Tuttavia, occorre dire che solo il 10% della produzione di elettricità del Paese è imputabile al mining di criptovalute, quindi è molto probabile che la grande siccità del territorio abbia contribuito in maniera decisiva a determinare queste interruzioni di corrente.
Bitcoin: com'è il termometro degli investitori
In questo momento il mercato è diviso circa le posizioni da prendere e proprio per questo motivo Bitcoin ondeggia nervosamente intorno a un valore chiave senza indicare una direzione precisa. Il grande investitore Carl Icahn ha dichiarato che potrebbe investire 1 miliardo di dollari in criptovalute, tra cui proprio la prima per capitalizzazione.
Il miliardario statunitense sostiene che i token digitali stiano guadagnando sempre più popolarità in ottica anti-inflazionistica, quindi criticarne l'uso a priori potrebbe essere uno sbaglio. Inoltre, l'85enne di New York sottolinea che il mercato azionario stia scambiando a prezzi con un rapporto rischio rendimento improponibile, per questo molti si dirigono verso gli investimenti alternativi come le criptocurrency. La ventata di ottimismo di Icahn si aggiunge a quello di Cathie Wood, che nei giorni scorsi ha ribadito la sua view su Bitcoin a 500.000 dollari.
Alcuni analisti però la vedono in maniera molto diversa. Ad esempio gli esperti in criptovalute di BiotechValley Insights Consulting Group sottolineano il fatto che Bitcoin sia crollato nonostante i dati preoccupanti sull'inflazione americana e questo confermerebbe una dinamica di discesa che potrebbe proiettare la valuta digitale fino a 15.000 dollari.