Wirecard: nuovi scandali tra fuga manager e soldi trafugati | Investire.biz

Wirecard: nuovi scandali tra fuga manager e soldi trafugati

22 lug 2020 - 11:04

27 ago 2020 - 23:11

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Seconda giornata di acquisti a Francoforte per il titolo Wirecard, con gli investitori che approfittano dei prezzi bassi. Intanto monta lo scandalo della fuga dei manager

  • Il titolo Wirecard nel segno del verde per il secondo giorno consecutivo, gli analisti ritengono si tratti solo di speculazione;
  • Alcuni mangager sono scappati in Russia aiutati dai servizi segreti di Mosca, dopo la scoperta del vaso di pandora;
  • L'EMSA ha iniziato un'indagine sulle Autorità di Vigilanza pubbliche e private che terminerà il 30 ottobre

 

Ancora uno scatto rialzista del titolo Wirecard nella giornata di oggi. Nelle prime ore di contrattazione a Francoforte le azioni della FinTech mettono a segno un +8% dopo il +15,48% fatto registrare nella seduta di ieri. Secondo gli analisti il rimbalzo è dettato da mera speculazione, per approfittare più che altro dei prezzi molto bassi dopo i recenti cali.

Le notizie negative sulla società tedesca continuano a susseguirsi e trasmettono sempre più la sensazione che che la vita finanziaria del titolo in Borsa sia destinata inesorabilmente a spegnersi, a meno di grandi sconvolgimenti, al momento inimmaginabili, che possano ribaltare lo scenario che si va profilando in queste ore.

Fino a questo momento la realtà è impietosa: il collasso di Wirecard è una ferita aperta nella Piazza finanziaria tedesca; le azioni dal picco dell'agosto 2018 a 191 euro sono precipitate a 1,95 euro, toccando un minimo di 1,08 nel momento più intenso dello scandalo.

 

Scandalo Wirecard: i manager si danno alla fuga

Secondo quanto riportato dalla testata russa Kommersant, il direttore operativo Jan Marsalek si sarebbe nascosto in Russia una volta scoperte da parte delle autorità giudiziarie tutte le operazioni losche effettuate dal management sui conti aziendali.

L'operazione di fuga sembra sia stata effettuata con l'appoggio dei servizi segreti russi che gestiscono l'abitazione presso cui si sarebbe rifugiato Marsalek. Quest'ultimo era sparito il mese scorso per un presunto viaggio nelle Filippine alla ricerca dei 2 miliardi di dollari che non si trovavano più nella casse della società. In verità, come riporta la testata giornalistica, il Federal Security Service russo avrebbe falsificato i documenti per dimostrare che effettivamente Marsalek si trovasse nelle Filippine. Invece il direttore aziendale avrebbe effettuato un trasferimento di denaro da Dubai a Mosca attraverso i wallet delle cryptovalute, precisamente Bitcoin.  I rapporti tra il manager di Wirecard e i servizi speciali russi sono saltati fuori all'inizio del mese di luglio da alcuni documenti ora in mano agli inquirenti

 

Le autorità di vigilanza tedesca sotto accusa

Lo scandalo che ha travolto l'ex gioiellino tedesco ha coinvolto ormai a pieno titolo le Autorità pubbliche e private che in Germania dovevano vigilare sui conti dell'azienda. L'Unione Europea ha infatti incaricato l'ESMA a investigare sul caso e nel mirino sono finite la BaFin, equivalente alla Consob, e la Frep, che invece ha carattere privato.

In base a un comunicato, l'obiettivo dell'Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati è quello di tirare fuori tutto quello che non è stato scoperto da parte di chi aveva il compito di farlo in tutto questo tempo, in modo da riportare la fiducia negli investitori.

Nel lontano 2017 l'ESMA aveva già acceso una spia sulle modalità attraverso le quali veniva effettuata la vigilanza da parte delle Autorità preposte. Infatti, revisionando i vari sistemi di controllo, l'Organo europeo aveva da un lato sottolineato gli aspetti positivi del sistema tedesco in tema di vigilanza, ma dall'altro aveva dato delle indicazioni su come apportare miglioramenti per evitare l'insorgere di crepe all'interno delle società controllate.

Dal canto suo BaFin si è difesa rimarcando il fatto che su Wirecard la supervisione è stata molto stretta sul lato bancario ma di non essersi potuta spingere oltre sull'aspetto della vigilanza come società tecnologica di servizi digitali. Ad ogni modo la stessa BaFin nel 2019 ha bloccato vendite allo scoperto speculative sul titolo in Borsa, proprio con il benestare di ESMA.

Quanto questa difesa sia forte sarà compito della magistratura accertarlo, intanto l'indagine prosegue e terminerà il 30 ottobre. Fino ad allora il mercato rimane sempre con il fiato sospeso nel timore che qualche altra notizia non proprio edificante faccia franare oltremodo una situazione che di per sé si regge su un equilibrio molto fragile.

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