WeWork oggi sbarca nella Borsa di New York. Dopo il fallimento dell'IPO nel 2019, la società che fornisce spazi di lavoro condivisi diventa pubblica grazie alla fusione con la SPAC BowX Acquisition Corp. le azioni saranno negoziate con il simbolo ticker WE.
L'accordo con la società è arrivato a marzo del 2021 conferendo a WeWork una capitalizzazione di 8 miliardi di dollari e proventi per 1,3 miliardi di dollari dalla combinazione. BowX Acquisition ha chiuso l'ultima seduta al NASDAQ con un rialzo del 10,78%.
WeWork: chi è e che cosa fa
WeWork è una società immobiliare fondata nel 2010 che progetta e realizza spazi condivisi fisici e virtuali, nonché servizi d'ufficio per imprenditori e aziende. La società stipula con i proprietari contratti a lunga scadenza, effettua ristrutturazioni e arredamenti degli spazi e li subaffitta agli inquilini per uso ufficio per periodi di tempo breve, minimo un mese.
Nell'ultimo trimestre l'azienda ha realizzato 658 milioni di dollari di entrate, in crescita di circa il 10% rispetto al secondo trimestre. In particolare nel mese di settembre ha registrato l'introito più alto di quest'anno, con 228 milioni di dollari arrivati nelle casse della società.
Negli ultimi 2 anni il team aziendale ha tagliato spese per 1,1 miliardi di dollari e ha ceduto tutte le attività non considerate strategiche. Nello stesso periodo WeWork è venuto fuori da oltre 150 contratti di locazione in essere e ne ha modificato altri 350, con un risparmio in termini di costi per l'affitto di circa 400 milioni di dollari l'anno.
Nella presentazione relativa alla transazione con BowX inoltre ha dato le stime per i prossimi 3 anni: fatturato previsto di 4,3 miliardi nel 2022, 5,7 miliardi nel 2023, 6,8 miliardi nel 2024; utile netto di 243 milioni di dollari per l'anno prossimo, 1,3 miliardi di dollari tra 2 anni e 2 miliardi di dollari tra 3 anni. Questo rende l'idea dei progetti di crescita dell'azienda e di come rispetto al passato riesca a rendersi più interessante per gli investitori.
WeWork: quell'IPO fallita e il salvataggio di SoftBank
Come accennato, nel 2019 WeWork provò a diventare pubblica sulla base di una valutazione di 47 miliardi di dollari. Il tentativo però si schiantò contro la reticenza degli investitori di mettere denaro su un'azienda in perdita. Il gruppo si trovava in effetti in una crisi finanziaria e di gestione operativa, di conseguenza non poteva essere attrattiva per il pubblico.
A quel punto SoftBank, che era il più grande investitore della società, prese in mano le redini e convinse l'Amministratore Delegato di WeWork, Adam Neumann, a rassegnare le proprie dimissioni. La banca d'affari giapponese mise sul tavolo un piano di ristrutturazione che prevedeva un impegno finanziario di SoftBank di 5 miliardi di dollari, in aggiunta ai precedenti 9,1 miliardi che aveva messo nel capitale della società.
Il progetto includeva la chiusura di molti dei 1.000 edifici che Neumann aveva aperto in 2 anni e ovviamente un drastico taglio del personale. Secondo il management della finanziaria, WeWork aveva cercato di espandersi troppo e con una rapidità inopportuna; questo alla fine le si era ritorto contro.
In questo periodo si è cercato di ampliare il modello di business, creando un'app apposita per semplificare la prenotazione degli uffici e delle sale conferenza. Al riguardo è stato creato un programma di adesione denominato All Access, grazie al quale è possibile effettuare una prenotazione in maniera semplice e rapida in ogni parte del mondo. SoftBank rimane il più grande investitore di WeWork con una partecipazione del 56%.