L'indice S&P 500 ha evidenziato un rally molto sostenuto negli ultimi due mesi, fino a quando al simposio di Jackson Hole della scorsa settimana non è intervenuto il Governatore della
Federal Reserve,
Jerome Powell. Il numero uno della Banca Centrale statunitense ha rinnovato le preoccupazioni per la crescita inflazionistica, ribadendo l'intenzione di
alzare i tassi d'interesse in maniera aggressiva almeno finché l'indice dei prezzi al consumo non sarà tornato a livelli graditi dall'istituto monetario.
Tutto questo è bastato per trasferire nuovamente incertezza e paura nei mercati, mandando a picco le quotazioni. Gli investitori hanno percepito, insomma, che per un po' di tempo è da escludere un accomodamento monetario, o quantomeno un rallentamento della politica aspra della Fed in tema di tassi. Vi è da notare tuttavia come l'indice della paura, il VIX Cboe, non sia schizzato a livelli di allarme, mantenendosi in zona 25-27 punti.
Questo potrebbe significare che le preoccupazioni degli investitori siano misurate e che gli effetti negativi di una Fed aggressiva possano scemare con il tempo.
Wall Street: ecco perché non vi saranno altre vendite
I ribassi che si sono registrati subito dopo le dichiarazioni di Powell convincono poco Mislav Matejka, strategist di JP Morgan. L'esperto ritiene che l'inflazione stia mostrando segnali di picco e, nonostante si profilino venti recessivi, gli utili societari stanno reggendo, migliorando in questo modo anche le prospettive per le azioni. A giudizio di Matejka, le società continueranno a migliorare le loro previsioni sugli utili, contando sul fatto che la Fed effettuerà un ultimo grande rialzo dei tassi il mese prossimo per poi allentare la presa.
Lo stratega afferma anche che un'indicazione rialzista potrebbe venire dai dati sul mercato del lavoro americano, soprattutto se da questi dovessero arrivare cattive notizie per l'economia. In sostanza, richieste di sussidi di disoccupazione del 10% maggiori rispetto alla media mobile a 3 mesi (come in questo periodo), associate ad una recessione, dal 1970 hanno portato a un guadagno medio dell'indice S&P 500 dell'11% nei successivi 12 mesi.
Questo venerdì saranno rilasciati i dati sull'occupazione relativi al mese di agosto: gli analisti si aspettano la creazione di 300 mila nuovi posti di lavoro e un tasso di disoccupazione fermo al 3,5%. L'analisi di JP Morgan comunque non è condivisa dagli strateghi di Morgan Stanley e Bank of America, che ritengono che se ci dovesse essere un forte rialzo dei nuovi occupati ad agosto, la Fed sarà maggiormente proiettata ad alzare i tassi in maniera aggressiva, determinando pressioni sull'economia e sui titoli in Borsa.
Powell ha più volte sottolineato che uno dei principali parametri che terrà in considerazione nelle scelte di politica monetaria riguarda proprio l'andamento del mercato del lavoro. Di conseguenza, un contesto forte in tal senso potrebbe allontanare le minacce di una recessione reale, spianando la strada ad una lotta all'inflazione a tutto campo.