Il mese di ottobre era cominciato sotto buoni auspici a Wall Street: dopo un settembre disastroso, i titoli azionari nelle prime due sedute hanno evidenziato un rialzo di oltre 5 punti percentuali. L'entusiasmo però è durato poco, perché poi
la realtà ha preso il sopravvento, soprattutto a seguito dei dati sull'occupazione americana. I risultati, infatti, hanno mostrato un mercato del lavoro in perfetta salute che ha allontanato qualsiasi forma di accomodamento da parte della
Federal Reserve.
Anche i dati sull'inflazione di giovedì 13 ottobre non lasciano molte speranze: la crescita mensile dell'indice dei prezzi al consumo è raddoppiata mentre su base annuale il dato è sceso meno del previsto. Questo significa che la Banca Centrale continuerà la sua opera di inasprimento alzando i tassi d'interesse in maniera molto energica, mettendo così ulteriore pressione ai mercati azionari.
Wall Street: è il momento di comprare azioni?
In questo clima poco sereno, gli investitori continuano a vendere azioni: dati elaborati da RBC hanno evidenziato che all'inizio della scorsa settimana gli investitori detenevano posizioni rialziste sui future azionari statunitensi per circa 25 miliardi di dollari, un abisso rispetto ai 250 miliardi di dollari di questa estate. La stessa cifra si è riscontrata prima della crisi finanziaria del 2008 e questo non è un segnale rassicurante.
Da uno studio di Bank of America emerge che
i gestori di portafoglio detengano circa il 6,1% dei loro investimenti in contanti, una quota storicamente molto alta. Gli operatori di mercato per il momento stanno scontando tutte le notizie negative che arrivano sul fronte tassi, perché reputano che il continuo rialzo della Fed per tentare di abbattere l'inflazione finisca per portare a una dolorosa recessione. Molti analisti hanno ribadito il concetto che, fino a quando l'istituto guidato da
Jerome Powell continuerà a essere aggressivo,
sarà difficile vedere un rally permanente delle azioni alla Borsa di New York.
Tuttavia, i dati dei sondaggi citati potrebbero contenere una notizia positiva per gli investitori, ossia che i fondi hanno accumulato molto contante che potrebbe essere utilizzato presto o tardi per iniziare un nuovo rally delle azioni. Secondo gli analisti di BofA, quando le disponibilità liquide superano il 5%, scatta un segnale di acquisto per il mercato azionario. Anche e soprattutto perché i contanti non generano rendimenti, quindi per i gestori avrebbe senso assumersi qualche rischio, considerando che molte azioni ora sono a buon mercato dopo i crolli di quest'anno.
Il mercato azionario per ora non ha dato alcun segnale convincente che ci possa essere una svolta. Il rally partito dai minimi di giugno, che ha fatto risalire del 17% l'indice S&P 500, si è esaurito a metà agosto: questo fa ovviamente pensare ad un semplice rimbalzo tecnico in un contesto di mercato ribassista.
A giudizio di Chris Zaccarelli, chief investment officer di Independent Advisor Alliance, "è molto difficile per questo mercato costruire un rally sostenibile sulla scia di un'inflazione molto elevata e dell'aspettativa che la Federal Reserve sarà più aggressiva che mai". Questo vuol dire che per un mercato rialzista di lungo periodo bisognerà aspettare ancora un po'.