Il mese di maggio spesso è stato poco benevolo per Wall Street, ma quest'anno si è rivelato il migliore dal 1990. All'epoca il rendimento dell'
S&P 500 fu di oltre 9 punti percentuali, superiore di più del 3% rispetto al maggio 2025, ma si può dire che quei livelli negli anni successivi non siano stati nemmeno sfiorati. Una buona performance era stata registrata a maggio del 1997, quando il principale benchmark americano chiuse con il 5,9%, nel 2023, con un rendimento del 5,1%, nel 2009 con un+5,3%, nel 2020 con un +4,5% e nel 2024 con un +4,8% (dati raccolti da Bloomberg).
Per il resto, i risultati sono stati sempre più contenuti o addirittura in perdita - a volte sonora come nel 2010 quando l'S&P 500 crollò dell'8,2%. L'adagio a Wall Street "sell in may and go away" ha sempre aleggiato sopra le teste degli investitori, fino a condizionarli anche sotto il profilo psicologico.
Quest'anno cosa è successo? Gli investitori sono stati molto influenzati dalle dinamiche della politica tariffaria del presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Dopo la tempesta della prima settimana di aprile, durante la quale gli indici americani sono colati a picco, la tregua commerciale che prima ha coinvolto tutti i Paesi del mondo esclusa la Cina e poi ha interessato il Dragone, hanno risvegliato la propensione al rischio. Giocoforza, le azioni a Wall Street hanno eseguito un rimbalzo importante e ciò spiega perché maggio si è rivelato un mese proficuo.
Wall Street: e ora cosa attendersi?
Se la storia è una guida, il mese di giugno non fa sperare in un grande rally. I ricercatori di Bloomberg riportano che negli ultimi tre decenni l'S&P 500 è salito in media solo dello 0,2%, rispetto a una media dello 0,8% negli altri 11 mesi dell'anno.
Tra l'altro, come osserva
Jeffrey Hirsch, editore dello
Stock Trader's Almanac, negli anni successivi alle elezioni presidenziali americane, l'indice borsistico ha solitamente faticato all'inizio di giugno negli ultimi 70 anni. In particolare quando le azioni hanno ottenuto una forte spinta a maggio.
"I trader sono diventati insensibili alla strategia di Trump", ha detto Hirsch. "Dopo questo massiccio rally, le azioni probabilmente avranno un periodo accidentato nelle prossime settimane a causa del rischio che questa amministrazione possa cercare di attuare politiche commerciali più drastiche". A suo avviso, le azioni sono vulnerabili a un ritracciamento per effetto di "valutazioni costose, una domanda attenuata di coperture e il posizionamento degli investitori".
A giugno ci saranno inoltre alcuni banchi di prova cruciali per la Borsa americana. Il 18 scenderà in campo la Federal Reserve con la decisione sui tassi di interesse. Solo due giorni dopo, le quotazioni di Wall Street saranno sotto pressione per "le tre streghe", ossia la scadenza in contemporanea delle opzioni sugli indici, delle opzioni sulle azioni e dei futures sugli indici. Infine, ci sarà da considerare la fine del trimestre, il che porterà al ribilanciamento trimestrale di portafoglio da parte degli investitori.
Una notizia positiva è che, come ha riportato UBS, i Commodity Trading Advisor (CTA) - i fondi che cercano di generare rendimenti positivi dai movimenti dei mercati in rialzo o in ribasso - la scorsa settimana sono diventati acquirenti netti delle azioni per la prima volta da inizio marzo dopo che l'S&P 500 ha superato i 5.800 punti.
Tuttavia, a giudizio di Maxwell Grinacoff, strategist dei derivati azionari presso la banca svizzera, i CTA saranno solo acquirenti moderati nelle prossime settimane se l'S&P 500 non supererà presto i 6.000 punti. "Il posizionamento CTA rimane inclinato al ribasso", ha detto l'esperto. "Se il rally del mercato si esaurirà presto, i trend follower saranno costretti a posizionarsi al ribasso sulle azioni. E questo potrebbe spingere inevitabilmente le Borse al ribasso".