Oscar Health è pronta a fare il suo debutto al NASDAQ dopo aver alzato la sua fascia di prezzo nell'Offerta Pubblica Iniziale tra 36 e 38 dollari. Rispetto a quanto fissato in precedenza, gli estremi dell'intervallo sono stati aumentati di 4 dollari il che significa che, nella migliore delle ipotesi, la società prevede di raccogliere fino a 1,18 miliardi di dollari.
Le azioni messe sul mercato saranno 31 milioni e porteranno a una capitalizzazione di circa 8 miliardi di dollari. La società ha inoltre concesso agli investitori la possibilità di acquistare ulteriori 4,65 milioni di azioni. Tra i principali sottoscrittori dell'offerta vi sono da evidenziare Goldman Sachs, Morgan Stanley, Wells Fargo e Allen & Co LLC. Il titolo verrà negoziato nella Borsa di New York con il simbolo OSCR.
Oscar Health: chi è e che cosa fa
Oscar Health è una startup di assicurazioni online sanitarie, che è stata fondata nel 2012 da Joshua Kushner, insieme con due compagni di classe alla Harvard Business School, Mario Schlosser e Kevin Nazemi. Kushner per giunta è fratello del genero dell'ex Presidente alla Casa Bianca, Donald Trump. Dopo l'IPO il fondatore dell'azienda avrà circa il 76% del potere di voto.
Nello specifico l'attività aziendale è incentrata sulla telemedicina e sulle interfacce tecnologiche, adottando sistemi trasparenti di tariffazione dei sinistri che agevolano la scelta dei pazienti. Oscar Health è presente in 18 Paesi e può contare su un'utenza di 529 mila unità.
Attraverso la piattaforma, gli utenti possono programmare visite mediche, monitorare lo status dei risultati in laboratorio, fissare appuntamenti online e ricaricare le prescrizioni mediche. Tra l'altro possono anche pagare le bollette e ottenere il vaccino antinfluenzale. Quasi la metà degli utenti hanno una presenza fissa avendo sottoscritto un abbonamento mensile.
Da quando è stata costituita, Oscar Health ha raccolto una quantità importante di capitali a cui hanno partecipato investitori di prim'ordine come Google, Thrive Capital , General Catalyst Partners , Khosla Ventures , CapitalG e Fidelity Investments. In particolare il colosso tech guidato da Sundar Pichai ha investito nel 2018 375 milioni di dollari. L'ultimo round di finanziamento per Oscar è arrivato a giugno del 2020 ed è stato di 225 milioni, portando a oltre 1,5 miliardi il totale incamerato dal 2012 ad oggi.
Oscar Health: vanno comprate le azioni?
È il caso di invesitre sull'azienda? Nonostante gli attestati di fiducia ricevuti con il denaro conferito da pezzi grossi di Wall Street, Oscar Health ha perlopiù dilapidato le risorse risultando sempre in perdita alla fine di ogni esercizio.
Finora infatti la società ha perso cumulativamente circa 1,4 miliardi di dollari, con il rosso di bilancio che è passato da 261,2 milioni di dollari del 2019 a 406,8 milioni del 2020. E questo è successo proprio in un anno in cui, per l'effetto della pandemia, molti pazienti hanno deciso di assicurarsi ingrassando i profitti degli assicuratori.
Ma perché quindi Oscar Health continua a perdere soldi? La risposta va ricercata proprio nella sua tecnologia innovativa, che genera una mole di spesa enorme riguardo tutto l'indotto: il marketing, gli stipendi e i benefit per i dipendenti e naturalmente gli investimenti tecnologici.
Si conta che nel 2020 la società ha in pratica quasi raddoppiato queste spese, rispetto ai 50 milioni di dollari del 2019. Il coefficiente di spese amministrative, che è impattato da quanto pagato per la riassicurazione, corrisponde al 26% del monte premi dello scorso anno, ovverosia più del doppio di quello dei competitor.
Inoltre Oscar Health sta spendendo moltissimo nelle cure mediche. L'azienda si rifornisce presso prestigiosi ospedali come Mount Sinai a New York e Cleveland Clinic in Ohio, pagando prezzi troppo elevati. Il motivo risiede probabilmente nel fatto che i clienti serviti non sono abbastanza per avere un potere contrattuale tale da negoziare a basso costo.
Alla luce di tutto questo l'azienda sembra inefficiente e poco profittevole, secondo Ari Gottlieb, esperto consulente di aziende sanitarie. Per uscire dal circolo vizioso, un'idea potrebbe essere quella di vendere la tecnologia, comunque all'avanguardia, ad altri assicuratori, come sostiene Craig Garthwaite, un economista sanitario presso la Northwestern University.