Il dominio delle Big Tech a Wall Street potrebbe finire presto. È quanto sostiene
Andrew Greenebaum, strategist di
Jefferies. Il motivo sta nella riduzione dei tassi di interesse da parte della
Federal Reserve.
Basandosi sui dati risalenti al 1990, l'esperto osserva come l'indice S&P 500 Equal Weighted - il benchmark che assegna lo stesso peso a tutte le componenti - ha fatto meglio rispetto allo stesso paniere ma nella versione ponderata per la capitalizzazione di mercato nel periodo in cui la Fed ha abbassato il costo del denaro.
Andando nel dettaglio, negli ultimi quattro cicli di tagli, l'indice equal-weighted ha sovraperformato in media quello tradizionale dello 0,6% su base annua, di circa il 4% in un periodo di due anni, e del 12,5% su un arco temporale quadriennale. Tutto ciò a prescindere dal fatto che il livello del benchmark sia più alto o più basso, ha sottolineato Greenebaum.
Wall Street: cosa fare con le Big Tech?
Le Big Tech hanno guidato per anni il rally di Wall Street, grazie alla loro straordinaria capacità di produrre reddito, mentre più di recente la loro forza è stata caratterizzata dal boom dell'intelligenza artificiale sulla quale hanno investito fior di miliardi di dollari. Le statistiche riportate dallo stratega di Jefferies suggeriscono quindi che è il momento di vendere le azioni delle Big Tech?
I trader si aspettano che, dopo i brutti dati sull'occupazione americana di venerdì scorso, la Fed rompa gli indugi tagliando in maniera decisa i tassi di interesse. Il mercato monetario sta attualmente scontando con una probabilità vicina al 100% che a settembre arriverà la prima di tre sforbiciate da un quarto di punto ciascuna che verranno effettuate entro gennaio 2026.
"Se le buste paga di venerdì ci hanno detto qualcosa, è che il momento di iniziare a uscire dalla tecnologia a grande capitalizzazione potrebbe finalmente essere alle porte", ha scritto Greenebaum. Questo non vuol dire che ci sarà "una flessione significativa o un massiccio sell-off nel settore tecnologico", ha precisato l'esperto, "ma una Fed accomodante ha avuto in passato la tendenza a provocare un cambio di regime".
Secondo Greenebaum, non saranno solo i tagli della Banca centrale a determinare un'uscita dalle Big Tech, ma anche il fatto che i titoli delle società più piccole sono molto più economici rispetto a quelli delle mega-cap della tecnologia. L'esperto osserva che in media il rapporto price/earnings del decile più costoso dell'S&P 500 è di 36, a fronte di 10 per la componente più economica. Il divario di 26 è il più alto dal 2009. Di conseguenza, "è giusto che ci siano più rischi al ribasso per i grandi titoli tecnologici", ha detto Greenebaum.
Della stessa opinione è Irene Tunkel, capo strategist azionario di BCA Research, secondo cui "è ora di tagliare le posizioni nei vincitori di Wall Street e proteggersi dal ribasso". A suo avviso, "le cattive notizie potrebbero avere un impatto sproporzionato sulla performance".