Wall Street continua ad ampliare il divario in termini di performance con le altre Borse mondiali, soprattutto rispetto all'Europa. Gli investitori preferiscono le azioni americane perché considerate più affidabili in un contesto generale incerto. Quest'anno i titoli statunitensi hanno trovato il vento favorevole dell'intelligenza artificiale e degli utili delle Big Tech cresciuti in maniera robusta.
Nel contempo, l'economia degli Stati Uniti si è mostrata molto resiliente. Questo ha permesso alla
Federal Reserve di iniziare il ciclo dei tagli ai tassi di interesse a settembre con la tranquillità di poter garantire un atterraggio morbido dopo un lungo periodo di tassi elevati. Un nuovo impulso è arrivato dalla vittoria di
Donald Trump alle elezioni presidenziali del 5 novembre, grazie al programma elettorale del leader repubblicano orientato al taglio delle tasse alle società e all'inasprimento dei dazi commerciali che colpirà le aziende di altri Paesi favorendo quelle nazionali.
Da altre parti, il contesto generale è stato molto più depresso. La Cina sta ancora faticando a riprendersi dopo lo shock pandemico e la crisi immobiliare più devastante della sua storia. L'Europa invece ha a che fare con un forte rallentamento dell'economia e con le problematiche di natura geopolitica per via della vicinanza alle guerre in Ucraina e Medio Oriente.
In questo quadro si inseriscono i rapporti più tesi tra Pechino e Bruxelles, un tempo partner affiatati. La crisi cinese si sta riflettendo in maniera negativa sul Vecchio Continente. Soprattutto nel lusso, settore di punta dell'economia europea, che sta vedendo un calo drammatico della domanda dai ricchi cinesi. Tutti questi fattori contrari hanno finito per deprimere le azioni nelle Borse europee e cinesi, che hanno palesato un ritardo cospicuo rispetto a Wall Street.
Wall Street: le azioni USA continueranno a crescere?
In questo periodo c'è molta fiducia nella Borsa americana, con gli indici che continuano ad aggiornare i loro record storici. Nelle ultime settimane gli strategist di Goldman Sachs, Morgan Stanley e Deutsche Bank hanno tracciato obiettivi ambiziosi per l'S&P 500. In particolare, la banca tedesca addirittura vede il benchmark a 7.000 punti entro la fine del prossimo anno. Alla pletora degli ottimisti si sono aggiunti ora gli esperti di JP Morgan Chase, secondo cui è "improbabile che il dominio delle azioni USA sul resto del mondo diminuisca", salvo un'attenuazione dei rischi geopolitici e di politica commerciale. Anzi, "è probabile che l'attuale fase di polarizzazione delle performance si estenda".
Oltre ad ampliarsi il divario di performance tra gli USA e gli altri Paesi, si è allargato anche quello dei multipli, con il premio del price/earnings delle azioni statunitensi che ha raggiunto il record del 60% rispetto ai concorrenti internazionali. Questo però non è un problema per la banca statunitense. "I multipli dei mercati internazionali non sembrano impegnativi, mentre negli Stati Uniti rimangono sotto pressione. Tuttavia, lo spread relativo potrebbe rimanere elevato ancora per un po'", hanno affermato gli strategist.
Questi ultimi sono molto cauti sulle azioni in generale in quanto, a loro giudizio, le previsioni di crescita degli utili sono troppo ottimistiche, specialmente in Europa. Questo, insieme all'incertezza geopolitica, "potrebbe significare una performance azionaria più bassa all'inizio dell'anno prossimo", hanno sottolineato.