Il mese di febbraio è stato negativo per Wall Street. Il sentiment degli investitori è peggiorato rispetto a quando qualsiasi occasione era buona per comprare azioni. Ora sembra che il mercato aspetti l'appiglio giusto per sbarazzarsi dei titoli in portafoglio, monetizzando magari i profitti di anni di rialzi.
Dopo l'elezione di
Donald Trump a presidente degli Stati Uniti nel mese di novembre, si era creata un'euforia generale dettata dalle aspettative che la politica di riduzione delle tasse e di deregulation avrebbe fatto volare l'economia americana. Da quando, però, il tycoon si è insediato alla Casa Bianca il 20 gennaio, le cose sono cambiate. Il suo atteggiamento aggressivo nei confronti degli altri Paesi a suon di dazi commerciali non ha fatto presagire nulla di buono agli investitori. Così, quello che prima poteva essere un punto di forza per la Borsa americana sta rischiando di trasformarsi in una debolezza.
Questa settimana due eventi hanno messo sotto pressione le azioni a Wall Street: il rilancio dei dazi a Canada e Messico che partiranno il 4 marzo, insieme a un ulteriore inasprimento del 10% alla Cina, e la trimestrale di Nvidia.
Riguardo le tariffe, il 3 febbraio Trump aveva concesso ai due Paesi nordamericani una tregua di un mese per risolvere le problematiche relative all'immigrazione e al Fentanyl, pena l'applicazione dei dazi. Secondo il leader repubblicano, questi problemi non sono stati risolti e quindi le tariffe entreranno in vigore. Lo stesso giorno i prodotti cinesi che arriveranno negli Stati Uniti subiranno un prelievo ulteriore del 10%, che si aggiungerà al 10% esistente.
Per quanto concerne Nvidia, la trimestrale è stata forte e oltre le aspettative. Gli investitori però erano abituati ad altri ritmi di crescita, mentre nel frattempo sta montando la preoccupazione che l'avvento di DeepSeek finisca per ridimensionare il business di Nvidia. La startup cinese ha introdotto un modello di intelligenza artificiale più economico rispetto a quello dei rivali utilizzando molti meno chip progettati dal gigante di Santa Clara. Questo potrebbe spingere le Big Tech a ridurre la spesa per i processori Nvidia.
Wall Street: il destino dipende tutto da Trump?
Cosa occorre per risollevare l'umore depresso degli investitori? Michael Hartnett, strategist di Bank of America, ritiene che il mercato "avrebbe bisogno di un sostegno verbale da parte dei responsabili politici".
A suo avviso, la risposta politica più probabile sarebbero i tagli dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve per frenare sul nascere un rallentamento della crescita americana. A questo dovrebbe seguire "un accordo con l'Arabia Saudita per ridurre i prezzi del petrolio". Dulcis in fundo, Hartnett vede anche la possibilità di "tagli fiscali più rapidi e un aumento del tetto del debito".
Ma in assoluto, il fattore più rialzista per le azioni americane sarebbe "un potenziale accordo commerciale con la Cina", ha sottolineato l'esperto. Un accordo tra Washington e Pechino per il momento viene considerato improbabile dagli esperti. Anzi, c'è chi come Julian Evans-Pritchard, responsabile dell’economia cinese di Capital Economics, prevede che la tariffa ulteriore del 10% sulla Cina imposta da Trump non sarà l'ultima.
Questo scenario potrebbe configurarsi se si scatenasse una guerra commerciale tra le due superpotenze. Tuttavia, Hartnett ritiene poco probabile che Trump risponderebbe con più dazi. Le sue ultime considerazioni comunque si allineano a quelle di inizio settimana, quando ha detto che il 78 enne newyorchese oggi rappresenta una sorta di "semaforo per il mercato azionario".