Con molte probabilità, anche nel 2026 il tema principale a Wall Street sarà l’intelligenza artificiale. Il rally delle azioni americane è stato guidato soprattutto dal boom della nuova tecnologia, che ha saputo mettere in secondo piano diversi venti contrari che avrebbero potuto far retrocedere le quotazioni.
Tuttavia, negli ultimi tempi si è fatta largo una preoccupazione ricorrente tra gli investitori, legata agli enormi investimenti per costruire data center e infrastrutture AI, nonché per migliorare l’addestramento dei modelli di intelligenza artificiale generativa. Una parte di questi investimenti pianificati dalle grandi aziende tecnologiche verrà finanziata con il debito, e questo fa crescere la paura dello scoppio di una bolla gigantesca qualora la spesa non trovi monetizzazione in maggiori ricavi e profitti.
Alcuni osservatori temono di rivivere lo stesso scenario della bolla dot-com, la cui deflagrazione a marzo del 2000 provocò effetti devastanti per lungo tempo. Gli analisti di Wedbush ritengono che il quadro generale sull’intelligenza artificiale rimarrà positivo, ma i cambiamenti strutturali della tecnologia possono minacciare lo status quo, e diverse aziende potrebbero restare indietro.
Wall Street: ecco dove non investire
L’outlook per il 2026 non sarà quindi lo stesso per tutte le aziende tecnologiche, sottolineano gli esperti. L’intelligenza artificiale ridisegnerà i mercati il prossimo anno, ma alcune azioni non ne beneficeranno. Tra queste, Wedbush ne individua tre, considerate "potenziali perdenti dell’AI nel 2026" a Wall Street a causa di sfide strutturali e competitive.
La prima è la piattaforma social statunitense Pinterest, che la società americana di intermediazione finanziaria e investment banking ha declassato a "neutral" a causa di pochi catalizzatori per la crescita. Nel lungo termine, gli obiettivi sulle azioni sono stati rivisti al ribasso a 30 dollari, sebbene si tratti di un incremento di circa il 20% dai prezzi attuali.
La seconda è The Trade Desk, azienda tech californiana specializzata in advertising digitale programmatico. A giudizio di Wedbush, la società paga "svantaggi strutturali" dovuti al fatto che opera su internet aperto, dove l’identità è frammentata, la misurazione è probabilistica e i dati di conversione sono limitati", mentre l’intelligenza artificiale si sta consolidando sempre più nella spesa pubblicitaria in "ecosistemi online chiusi".
Infine, gli analisti hanno declassato a "neutral" Nice, azienda tecnologica israeliana quotata al Nasdaq, specializzata in soluzioni software per customer experience, analisi dei dati e sicurezza. Gli esperti hanno avvertito che gli obiettivi aggressivi a lungo termine dell’azienda rischiano di tradursi in una riduzione dei margini nel breve termine. "Sono in arrivo tempi più difficili con l’AI", hanno scritto.