UBS è in apprensione per quanto comunicherà venerdì il governo svizzero circa le nuove regole sul capitale bancario del Paese. La tanto attesa riforma riguarderà solo la più grande banca elvetica, l'unica in Svizzera di rilevanza sistemica. Da un anno, l'azienda di credito guidata da Sergio Ermotti è in conflitto con il Consiglio federale svizzero e le autorità di regolamentazione finanziaria, allorché è stata avanzata la proposta di rafforzamento del sistema bancario nazionale dopo il disastro del Credit Suisse.
Di conseguenza, le
azioni UBS sono state sotto pressione da allora, avendo
perso negli ultimi 12 mesi circa il 3% del loro valore. Ciò a fronte di un guadagno di circa 40 punti percentuali dell'indice Euro Stoxx Banks, che tiene traccia dell'andamento dei maggiori istituti di credito europei. Il progetto di legge di questa settimana fa parte del pacchetto "too big to fail" e conterrà alcune misure per impedire che si materializzi il peggiore degli scenari.
Ecco le modifiche potenziali della legge
L'argomento chiave del prossimo disegno di legge sarà la proposta di chiedere ulteriore capitale alle banche con filiali estere per far fronte a crisi future. Secondo i funzionari, la dimensione raggiunta da UBS dopo la fusione con Credit Suisse è tale da necessitare maggiori risorse per coprire potenziali perdite nelle unità internazionali. Per come è la situazione attuale, UBS deve far corrispondere il 60% del capitale delle sue filiali estere con il capitale della casa madre. Se, come sembra, le autorità costringeranno l'istituto di Zurigo a far corrispondere l'intero capitale delle sue unità, il suo fabbisogno finanziario, stando ai calcoli della società e degli analisti, aumenterebbe di circa 25 miliardi di dollari.
"Il Consiglio federale ritiene che un sostegno inferiore al 100 per cento sia problematico in una crisi in cui il valore delle filiali estere si deteriora rapidamente, poiché un'ipotetica vendita di una filiale estera potrebbe intaccare materialmente la capitalizzazione della società madre", ha dichiarato Giulia Aurora Miotto, analista di Morgan Stanley. Con una misura del genere, le filiali estere di UBS avranno una quantità di capitale necessaria per sostenere le attività ponderate per il rischio, che passerebbero dal 400% al 600%.
UBS: quali effetti sulla banca e sulle azioni?
Se UBS si trovasse costretta a capitalizzare interamente le sue filiali estere, le conseguenze potrebbero essere forti. Il CET1 Ratio, misura chiave della solidità patrimoniale, oscillerebbe tra il 17% e il 19%, ben al di sopra del livello richiesto per le altre banche internazionali. Basti pensare che grossi istituti di rilevanza sistemica come HSBC, Deutsche Bank e Morgan Stanley hanno parametri rispettivamente dell'11,1%, dell'11,3% e del 13,5%.
Questo significa che la competitività di UBS rispetto ai competitor sarebbe "compromessa in modo significativo", hanno affermato gli analisti di Goldman Sachs. Giocoforza, UBS potrebbe trovarsi nella situazione di dover cedere alcune delle sue attività internazionali. "A seconda dell'importo del capitale aggiuntivo richiesto, alcune attività potrebbero diventare antieconomiche per UBS e questo potrebbe portare a decisioni strategiche per la banca, come la possibilità di vendere l'attività negli Stati Uniti", ha detto Miotto di Morgan Stanley.
E le azioni in Borsa? Dopo oltre un anno di incertezza che ha fatto danni al titolo UBS, finalmente si arriverebbe a una chiarezza normativa. Tuttavia, il rischio è che quanto verrà annunciato venerdì sia poco gradito alla banca e agli investitori. "L'evento di rischio è significativo per il prezzo delle azioni UBS", hanno affermato gli analisti di Morgan Stanley. "Il potenziale movimento nella giornata di venerdì è del 5%, al rialzo o al ribasso".