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Trump fa tremare il Nasdaq: a rischio chiusura dei social network

28 mag 2020 - 13:00

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Nel pieno dello scontro tra il Presidente repubblicano e Twitter, oggi potrebbe esserci la firma di un ordine esecutivo che censura i social. Giù le azioni al Nasdaq.

  • Trump si scaglia contro i social accusandoli di orientare l'informazione condizionando le elezioni presidenziali di novembre e prepara un ordine esecutivo di censura;
  • Facebook non partecipa alla scontro ma è coinvolto nell'eventuale provvedimento;
  • Le azioni dei colossi tech reagiscono al Nasdaq con cali anche oltre il 2%, ma gli analisti scommettono che tutto si risoverà in una bolla di sapone.

 

Trump ha lanciato un sasso nello stagno e qualcuno al Nasdaq comincia ad agitarsi. I Futures in scadenza a giugno sul Nasdaq 100 viaggiano in territorio negativo condizionati dalla minaccia del Presidente americano di colpire i social della comunicazione come Twitter, Facebook e Google. Il capo di imputazione sarebbe la modalità di moderazione dei contenuti web che potrebbero condizionare le elezioni presidenziali che si terranno in novembre. Ecco che l'inquilino alla Casa Bianca è pronto per firmare un ordine esecutivo che contiene azioni legali nei confronti dei giganti della comunicazione.

Trump rompe la luna di miele con Twitter

Ad accendere la miccia è stato lo scontro tra il tycoon newyorchese e il suo social network più utilizzato. Nella giornata di martedì, Twitter aveva risposto a un tweet di Trump dove costui prendeva una posizione netta sul voto via posta. Secondo il Presidente questa modalità rappresenta un incentivo a favorire brogli elettorali. Il social ha immediatamente accusato Trump di fare delle affermazioni non basate sui fatti inserendo un bollino blu nel suo post per la prima volta nella storia dei tweet presidenziali. A quel punto si è scatenato il putiferio. La reazione della Casa Bianca è stata veemente, con nuove accuse che mettono in discussione l'imparzialità di Twitter e ribadendo con forza la stroncatura sul voto per posta.
Le conseguenze della querelle possono essere imprevedibili. Alcuni senatori repubblicani hanno proposto la revoca della protezione dei social sui post da parte degli utenti che li popolano. Questo farebbe crollare uno scudo legale di non poca importanza, perché costringerebbe i colossi del web a investire su maggiori controlli capillari per evitare di ritrovarsi in Tribunale per responsabilità oggettiva. Occorre precisare che negli anni Silicon Valley ha adottato politiche di checking più rigide, dopo numerose accuse ricevute di usare un approccio troppo morbido di fronte alla creazione di account falsi e a una certa disinformazione a piede libero.

Facebook si defila ma rimane coinvolta nelle possibili azioni legali della Casa Bianca

Mark Zuckerberg prova a sganciarsi dalla disputa in atto tra Washington e San Francisco, cercando di gettare acqua sul fuoco. Il numero uno di Facebook si è limitato a dire con toni pacati che le azioni governative di censurare una piattaforma di social non sono la giusta maniera di reagire a una censura a sua volta ricevuta. Ad ogni modo sembra che Donald Trump sia intenzionato ad andare fino in fondo. Lo conferma la portavoce alla Casa Bianca, Kayleigh McEnany, che ha anticipato ai cronisti a bordo dell’Air Force One che questa sera verrà firmato un ordine esecutivo che coinvolgerà tutti i social media.

Avrà ripercussioni la vicenda sui titoli in Borsa dei social network? Gli analisti sono divisi.

Secondo Bloomberg le minacce di Trump sono destinate a cadere nel vuoto, in quanto non esiste al momento negli Stati Uniti una norma che dia la possibilità al Presidente a stelle e strisce di tacitare aziende di social network che sono quotata in Borsa e che ogni giorno gestiscono miliardi di utenti che si connettono sulle loro reti. Della stessa idea sembra essere Michael McCarthy, capo stratega del mercato presso CMC Markets Asia Pacific Pty. L'esperto ritiene che quella di Trump è una sfuriata che non potrebbe mai avere un seguito in quanto la Casa Bianca non ha alcuna rilevanza sul comportamento aziendale. Lo sancisce il Primo Emendamento della Costituzione americana che garantisce la libertà di parola e di stampa. Di parere diverso è Nader Naeimi, responsabile dei mercati dinamici di AMP Capital Investors Ltd. a Sydney. Il sentiment degli investitori sui tecnologici, a suo dire, è già deteriorato per effetto della guerra fredda USA-Cina. La notizia di rappresaglie legali di Trump sui social potrebbe rappresentare un giro di vite che in questo periodo non sarebbe opportuno. La reazione di ieri al Nasdaq, comunque, è stata negativa. Twitter ha perso il 2,76%, Facebook l'1,32%, mentre Google ha chiuso appena sotto la parità. Ad inasprire il clima generale c'è sempre l'indagine antitrust in corso condotta dal Dipartimento di Giustizia americano sulle pratiche anticoncorrenziali e di violazione della privacy da parte dei colossi tech. Oggi il mercato è in fibrillante attesa per capire gli sviluppi durante le contrattazioni.

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