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ENI taglia i dividendi rispetto al 2019 e il titolo a Piazza Affari è subissato di vendite;
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I conti del secondo trimestre sono positivi rispetto al consensus;
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Gli analisti apprezzano la generazione di cassa del Cane a sei zampa, ma sono divisi sulla valutazione del titolo ENI
ENI crolla in Borsa. Il gruppo energetico perde finora il 4,9%. A rendere nero l'umore degli investitori la revisione della politica dei dividendi comunicata in concomitanza con la pubblicazione della trimestrale.
La novità sta nell'introduzione per il 2020 di una base fissa di 0,36 euro per azione qualora il prezzo del Brent si mantenesse pari o superiore a 45 dollari al barile, più una componente variabile che dipende dall'andamento del petrolio. La parte fissa verrà distribuita in due tranches: una a settembre per un terzo e l'altra a maggio 2021 per due terzi.
Se dal 2021 le quotazioni del greggio del Mar di Scozia dovessero essere inferiori al benchmark di riferimento a quel punto verrà riconsiderato tutto in base a quanto è grande lo scostamento dai 45 dollari e a quanto è previsto possa durare. Ad ogni modo l'anno venturo il dividendo fisso verrà pagato in parti uguali nelle due scadenze di acconto e saldo, quello variabile integralmente insieme all'acconto del fisso.
In base alle previsioni sul Brent effettuate da ENI, fermo restando che il dividendo base non muti, l'entità del dividendo distribuito sarebbe di 0,55 per il 2020; 0,47 per il 2021; 0,56 per il 2022 e 0,70 per il 2023. Si ricorda che nel 2019 gli azionisti hanno ricevuto un dividendo di 0,86 euro.
Oltra alla modifica della politica dei dividendi, verrà riattivato il piano di buyback azionario. Anche qui l'entità dipende dall'andamento delle quotazioni del Brent: 400 milioni di euro per valori del greggio tra 61 e 65 dollari; 800 milioni di euro qualora l'oro nero dovesse superare i 65 dollari.
ENI: trimestrale migliore delle attese
Eppure i dati del secondo trimestre non sono stati così negativi considerando il periodo pandemico, almeno rispetto a quanto si attendeva il consesus. La perdita netta è stata di 714 milioni contro 1.021 milioni stimati dagli analisti e l'utile operativo di -434 milioni a fronte di -729 milioni attesi. Anche riguardo il debito netto dati migliori del previsto: 19,971 miliardi rispetto a 20,974 miliardi stimati. Ovviamente è calata molto la produzione di barili prodotti al giorno (-7% rispetto al secondo trimestre del 2019) ma sempre meno rispetto alle cifre pronosticate dagli analisti (1.713 milioni vs 1.688 milioni).
La relazione che accompagna i dati trimestrali mette in luce che le motivazioni principali dei risultati negativi derivano, al di là del calo dei prezzi del petrolio, dalla riduzione di domanda di gas soprattutto in Egitto dove ENI è presente con molti estrattori. Nonché naturalmente dall'effetto pandemia che ha poi generato il taglio dell'output da parte dell'OPEC+.
Per il futuro il Cane a sei zampe si attende un rimbalzo della domanda dei consumi globali di petrolio, gas ed energia elettrica, che segua i primi segnali positivi che sono arrivati nei mesi di giugno e luglio. Il prezzo del greggio (Brent) però è stato rivisto per il triennio a venire come di seguito:
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2021 48 dollari rispetto ai precedenti 45;
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2022 55 dollari rispetto ai precedenti 70;
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2023 60 dollari rispetto ai precedenti 70.
Tutto questo ha portato ENI a riconsiderare gli investimenti per il 2020 e il 2021, in modo da calibrarli agli scenari di crisi. Infatti dai 7,8 miliardi di nuove spese previste per quest'anno si scende a 5,2 miliardi, con un calo circa del 35%; l'anno prossimo ci saranno altri tagli per 2,4 miliardi, pari al 30% dalla cifra iniziale prevista.
Comprare azioni ENI? Gli analisti si dividono
Secondo Goldman Sachs i risultati della trimestrale di ENI sono solidi, soprattutto riguardo il cash flow operativo che è di 1,4 miliardi. Per questa ragione la banca d'affari americana conferma la view positiva del titolo ENI e ne raccomanda l'acquisto con target price di 12 euro.
Analisi condivisa da Equita SIM, che mette in risalto la capacità dell'azienda di generare cassa, al di là delle più rosee previsioni. Questo favorirebbe anche il processo in corso verso la transizione energetica. L'unico neo è rappresentato appunto dal taglio del dividendo superiore al previsto nella componente fissa (0,36 contro 0,50 previsto da Equita). Ad ogni modo la Sim milanese conferma il buy per le azioni ENI con prezzo obiettivo a 11 euro.
Gli analisti di Rbc invece vanno controcorrente, sebbene riconoscano che i risultati nel complesso sono migliori rispetto a quanto si poteva immaginare. E inoltre reputano che la nuova politica dei dividendi sia appropriata per le compagnie petrolifere in questo momento, tenuto conto che un dividend yield di 0,36 significa un rendimento del 4,4%. La motivazione del giudizio negativo invece è dettata dal fatto che il grande progetto verso la decarbonizzazione messo in atto dal management della società energetica alla fine renderà meno agli azionisti. Ragion par cui la valutazione sul titolo azionario è di sell con target 7 euro.