Occhi puntati oggi a Piazza Affari sul titolo TIM, che nelle prime battute delle contrattazioni perde il 3,5%. Nel fine settimana la compagnia telefonica italiana ha firmato un accordo con CDP Equity per discutere riguardo l'integrazione della rete dell'azienda con quella di Open Fiber. L'obiettivo è di giungere entro il 30 aprile a un protocollo d'intesa che definisca la struttura, gli obiettivi e i principali parametri di valutazione del progetto d'integrazione. Ricordiamo che CDP Equity detiene il 60% delle quote di Oper Fiber e il 10% di TIM.
Dunque è chiaro che ormai si converga verso la rete unica, come è nei desideri sia di Vivendi, che ha il 24% delle azioni di TIM che dello Stato italiano attraverso la Cassa Depositi e Prestiti. È un po' una sorta di ritorno al passato, cioè a prima del 2015 quando vi era il monopolio in Italia. Da allora il Governo Renzi diede il là per il lancio di Open Fiber.
In questi mesi si è lavorato affinché si determinasse uno spezzatino dell'azienda. A dicembre 2021 infatti Vivendi si è resa disponibile a rinunciare al pacchetto di maggioranza della rete TIM in caso di separazione, mentre l'Amministratore Delegato del gigante telefonico Pietro Labriola ha previsto la scissione della società di rete NetCo da quella di servizi ServCo nel suo piano industriale.
TIM: il fondo KKR pronto a un passo indietro
Intanto qualcosa bolle in pentola sul fronte
OPA da parte del fondo americano KKR. Oggi arriva una nuova lettera negli uffici di TIM con la quale
il fondo chiederà per l'ultima volta la due diligence per verificare se le condizioni della società derivanti dalla guerra Russia-Ucraina siano cambiate o meno, altrimenti
verrà ritirata l'offerta di acquisizione.
Il 21 novembre scorso KKR aveva manifestato l'interesse, poi ribadito poche settimane fa, di lanciare un'OPA sul 100% delle azioni di TIM al prezzo di 0,505 euro. Un'operazione questa che avrebbe poi spianato la strada per la divisione della rete dagli altri servizi e poi eventualmente per la fusione con Open Fiber. Tuttavia, la società statunitense non ha trovato terreno fertile né nei soci di maggioranza francesi, che hanno manifestato una certa ostilità nei confronti dell'avanzata americana, né nel Governo italiano che si è chiuso in un silenzio lavorando sottotraccia insieme a Vivendi per cercare un'opzione alternativa.
Tutto ciò ha lasciato la situazione in stallo, perché comunque senza la possibilità di verificare che il prezzo offerto sia congruo, il fondo KKR non intenderà fare un passo. Il 13 marzo TIM ha dato una risposta dopo 4 mesi, negando la due diligence e chiedendo un'offerta migliorativa e vincolante.
Questo ha peggiorato il quadro generale, ancor più che nel frattempo la società ha lanciato il terzo profit warning, dopo aver presentato un bilancio in perdita per 8,7 miliardi di euro e un piano industriale che non prevede un'OPA. Tutto ciò ha contribuito a far naufragare il titolo in Borsa che ha perso nella prima settimana di marzo circa il 45%.
TIM: cosa verrà deciso dal CdA?
La data del 17 aprile, quando si riunirà il Consiglio di Amministrazione, sarà cruciale per TIM, perché lì si deciderà cosa fare con KKR. Nel caso si scelga di chiudere la porta e procedere verso la rete unica, bisognerà valutare attentamente la reazione del mercato, che finora si è mostrato particolarmente favorevole all'idea dell'OPA.
Qui però andranno anche considerati gli eventuali dinieghi da parte dell'Autorità Antitrust europea, che potrebbe non vedere di buon occhio un ritorno al monopolio. Un'altra variabile è la valutazione di TIM, dove gli azionisti di minoranza, che insieme rappresentano il 65% del capitale, vorranno vederci chiaro, dal momento che in questo frangente la società sembra molto deprezzata e potrebbe esserlo ancora di più qualora non si dovesse arrivare a una soluzione positiva con KKR.
Secondo Equita SIM, l'ipotesi speculativa su TIM è scarsamente prezzata nel titolo oggi, anche se il venir meno dell'opzione KKR potrebbe creare nel breve parecchia volatilità. Al di là dello scenario speculativo, la SIM milanese sottolinea che l'interesse intorno al titolo nei prossimi mesi si incentrerà sulle linee strategiche del nuovo piano, con un'attenzione particolare alla rete unica. E inoltre sarà vivo l'interesse dei fondi come CVC, Bain, Apax e Apollo per le quote di minoranza nel business Enterprise di ServCo.