Mentre i mercati affrontano un mix di inflazione persistente e tensioni commerciali, gli analisti finanziari hanno corretto al ribasso le loro previsioni sugli utili per il secondo trimestre del 2025 in modo più accentuato rispetto alle medie storiche. Lo rileva John Butters, senior earnings analyst di FactSet, che nel suo ultimo rapporto mette in luce come le revisioni negative abbiano superato la media degli ultimi quindici anni.
Nel periodo tra il 31 marzo e il 30 giugno 2025, la stima “bottom-up” degli utili per azione (EPS) aggregati dell’indice S&P 500 è scesa del 4,2%, passando da 65,55 a 62,83 dollari. Si tratta della variazione percentuale più marcata degli ultimi cinque anni e superiore alle medie dei tre intervalli temporali principali utilizzati dagli analisti per confronti storici: il calo medio è stato del 3% negli ultimi 5 anni, del 3,1% negli ultimi 10 e del 3,2% negli ultimi 15. Solo se si prende come riferimento un orizzonte di 20 anni, il taglio attuale appare in linea con la media.
“La revisione per il secondo trimestre è stata più accentuata rispetto a quanto ci si potesse attendere, tenendo conto dei dati storici recenti”, osserva Butters. Il clima macroeconomico incerto, alimentato da politiche monetarie restrittive e da nuove barriere commerciali all’orizzonte, ha chiaramente influenzato le aspettative degli analisti.
Revisione stime utili S&P 500: i settori più colpiti
A livello settoriale, dieci degli undici comparti che compongono l’S&P 500 hanno visto diminuire le loro stime di utili. Il settore più colpito è stato quello energetico, che ha registrato un taglio del 18,9%. Un ridimensionamento che riflette la volatilità dei prezzi del petrolio, l’instabilità geopolitica e il rallentamento della domanda globale.

Forti segni meno anche per il settore dei materiali (-12%), per quello dei consumi discrezionali (-9,2%) e per il comparto dell'industria (-7%).
C’è però un’eccezione positiva: il settore dei servizi di comunicazione è l’unico a presentare una revisione al rialzo, con un incremento del 2,6% delle stime sugli utili. Questo comparto ha beneficiato della crescita sostenuta degli abbonamenti digitali, degli investimenti nella pubblicità online e della resilienza dei colossi tecnologici in un contesto macro più sfidante.
S&P 500: scende la view sugli utili 2025
Il trend ribassista non si limita al secondo trimestre. Le aspettative di utili per l’intero anno 2025 sono state anch’esse riviste al ribasso. Dal 31 dicembre 2024 al 30 giugno 2025, la stima EPS aggregata per l’intero anno è passata da 274,12 a 264,16 dollari, con una riduzione del 3,6%.
Anche in questo caso, la contrazione supera la media storica. Negli ultimi cinque anni, infatti, la media dei tagli semestrali alle stime annuali si è attestata al 3,3%. Su un orizzonte di 10 anni è del 2,4%, su 15 anni dell’1,5%, mentre su 20 e 25 anni si ferma al 2,8%. In sintesi, quella del 2025 è tra le correzioni più marcate da un quarto di secolo a questa parte.
“Questa dinamica riflette una crescente cautela nel mercato,” sottolinea Butters. “L’inflazione, i tassi reali più alti e il ritorno di politiche protezionistiche rendono gli utili futuri più difficili da stimare.”
Anche in ottica annuale, il settore energetico si conferma il più penalizzato, con un taglio del 17,8% alle stime EPS, seguito a ruota dai materiali (-12,0%). Le difficoltà per queste industrie sono riconducibili sia al ciclo delle commodities che al rallentamento delle economie emergenti, forti importatori di materie prime.