Le società delle materie prime russe sono in difficoltà dopo le sanzioni inflitte dall'Occidente e la Cina sta valutando se acquistare alcune partecipazioni o rilevare le quote completamente. Le misure restrittive prese da Stati Uniti, Unione Europea, Gran Bretagna e Canada non hanno ancora colpito direttamente le aziende russe dell'energia e di altri prodotti fondamentali per la produzione industriale, però hanno inciso in via indiretta.
L'esclusione delle banche russe da SWIFT ad esempio ha reso problematico il regolamento di alcune transazioni commerciali. E con le tensioni crescenti sul fronte della crisi Russia-Ucraina si sta verificando un esodo di massa da Mosca delle major energetiche internazionali come Shell, British Petroleum ed Exxon.
Tutto ciò ha favorito il rally inarrestabile delle quotazioni delle materie prime, soprattutto di quelle del petrolio, arrivate al livello più alto dal 2008. L'elevato costo dell'energia, dei metalli e degli alimenti preoccupa Pechino, che è uno dei maggiori importatori del mondo, per l'impatto che potrà avere sull'economia della Nazione.
Finora il Governo cinese non si è associato ai provvedimenti austeri dell'Occidente, anzi ha promesso di continuare le relazioni commerciali con la Russia. All'inizio della settimana, il Ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha assicurato che i legami con Mosca rimangono solidi come una roccia, sebbene il Dragone manifesti disappunto per le vittime che questo conflitto sta producendo.
Il mese scorso Xi Jinping e Vladimir Putin hanno firmato degli accordi per incrementare la consegna di gas e petrolio russi in Cina. Inoltre il gigante statale russo del gas Gazprom è in trattative con le Autorità cinesi per una rotta di combustibile, che si unisce al gasdotto Power of Siberia, il quale ha iniziato a invitare il gas in Cina nel 2019. Negli ultimi 5 anni Pechino ha sostanzialmente raddoppiato gli acquisti di energia russa a 60 miliardi di dollari.
Cina: le aziende russe che potrebbero essere acquisite
Ora, le trattative in corso tra Pechino e Mosca per grandi operazioni di acquisto riguardano in particolare Gazprom PJSC e il produttore di alluminio United Co. Rusal International PJSC. Le aziende cinesi che entrerebbero nell'affare sono le società statali, tra cui China National Petroleum Corp., China Petrochemical Corp., Aluminium Corp. of China e China Minmetals Corp.
Finora vige il riserbo più assoluto, ma fonti ben informate hanno riferito che tutto questo non andrebbe considerato come una sorta di sostegno all'invasione dell'Ucraina, bensì come un modo per rafforzare la sicurezza energetica ed alimentare cinese.
Attualmente vi sono alcuni investimenti energetici della Cina in Russia, come ad esempio quello di CNPC che ha una partecipazione del 20% nel progetto Yamal LNG e una del 10% in Artic, o come CNOOC Ltd. che possiede il 10% anch'essa in Artic.
Cina: i rischi di investire nel mercato russo
Queste trattative ad ogni modo non significano affatto che una conclusione positiva, perché la Cina sta valutando attentamente tutti i rischi, che non sono pochi e vanno oltre il quadro geopolitico. Il mercato russo è diventato praticamente investibile, con l'economia del Paese che si sta rapidamente deteriorando. I rischi d'insolvenza sono altissimi e il Rublo si è trasformato in pratica in una valuta fantasma.
Per entrare in una piazza che si è trasformata in un campo minato, Pechino dovrà essere anche disposta a subire una certa emarginazione dal punto di vista commerciale e finanziario, quindi non intende essere della partita se prima non avrà considerato tutte le variabili e l'impatto che queste potranno avere sulla sua economia nei prossimi anni.